LODOVISI PD: IL TAR CANCELLA TRE CONSIGLIERI IN REGIONE

Regione Lazio

Non finiscono i rovesci che hanno caratterizzato il difficile avvio della legislatura regionale a conduzione Renata Polverini. E’ di ieri l’ultimo infortunio cui è incorsa la maggioranza di centrodestra che si vede cancellare 3 consiglieri (di Frosinone, Viterbo, Latina) nominati in difformità allo Statuto della Regione che prevede la nomina di 70 consiglieri più la Presidente.

La decisione del TAR Lazio riporta alla memoria la sfiancante trattativa con l’UDC in un primo momento rimasta fuori dalla Giunta regionale ed i successivi sviluppi che hanno interessato anche Rieti con  il disarcionamento dell’assessore Cicchetti  e la sua travagliata  sostituzione non ancora definita a distanza di oltre tre mesi. 

Con questa decisione del TAR, aumenta il “potere” dell’UDC, partito che a livello nazionale è collocato all’opposizione del governo Berlusconi, senza il cui apporto la maggioranza si ridurrebbe a soli 36 seggi, a rischio per ogni virus influenzale.

La estensione a 73 consiglieri era stata applicata per garantire alla maggioranza il 60% dei seggi promessi dalla legge elettorale, ma ignorando lo Statuto regionale (cui la legge regionale si sarebbe dovuta ispirare) che invece limita il numero di consiglieri e, soprattutto, la necessità di contenere la spesa pubblica ad iniziare dai costi per la politica.

Incurante dell’uno e dell’altra il centro destra e per essa il presidente Polverini, aveva forzato la norma convalidando prima 3 consiglieri regionali in più di quelli consentiti dopo aver nominato  tutti assessori esterni mettendo sulle spalle dei contribuenti la spesa aggiuntiva di oltre 5 milioni di euro. 

Tale situazione non può che essere valutata in spregio di ogni  condotta rispettosa delle istituzioni se si considera che nel momento in cui si firmano improvvidi decreti di spesa  vengono emanati provvedimenti in cui si tagliano migliaia di posti letto e prestazioni per i malati; dopodiché  vengono definanziati  milioni di euro già concessi ai comuni e province per la realizzazione di opere pubbliche già avviate mettendo tra l’altro a repentaglio i conti di molte piccole imprese che rappresentano l’ossatura decisiva dei territori periferici.