Venerdì 3 maggio, sala colma all’Auditorium San Giorgio della Fondazione Varrone in occasione dell’incontro insolito organizzato dal CAI di Rieti, legato alla figura di don Milani, il sacerdote con gli scarponi e guida di una piccola comunità a Barbiana, nell’Appennino toscano, dove sperimentò il suo metodo didattico innovativo tornato così prepotentemente attuale.
Hanno partecipato una delegazione di giovani dell’Istituto EPN, ma anche insegnanti, genitori, soci del CAI, rappresentanti delle associazioni (tra queste il FAI e Atletica Sport Terapia), istituzioni laiche (il Presidente della Fondazione Varrone) e religiose (l’Imam di Rieti). Vibrato e penetrante è stato l’intervento del Vescovo Don Vito Piccinonna che ha coinvolto tutti in un silenzio emozionato e partecipe. Il suo pensiero pacato ha scosso molte coscienze. Mentre è in atto la chiusura delle scuole nelle aree interne di montagna per scarsità di bambini iscritti e spesa sociale troppo ingente per lo Stato, mentre qualcuno auspica la separazione nelle classi tra chi ha disabilità e chi no provocando le reazioni del Presidente Mattarella, la missione di don Milani, seppure nel contesto degli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso, ha risuonato così moderna e autenticamente inclusiva.
Don Milani era impegnato a fare scuola sempre, domenica compresa, per strappare dall’analfabetismo i bambini poveri della sua comunità. Nasceva con lui la Scuola Popolare. Oggi ci sono tanti alunni figli di migranti e stranieri che frequentano le scuole italiane, e i temi dell’accoglienza e dell’integrazione sono di primo piano. La storia di Don Milani è stata raccontata in modo originale dalla giovane fumettista Alice Milani, pronipote del sacerdote, che ha scritto e disegnato il libro Università e pecore (Feltrinelli), già dal titolo riassuntivo di quel mondo.
All’Università potevano accedere allora i “pierini”, i figli dei ricchi che avevano studiato l’italiano e che partivano perciò avvantaggiati in tutto; i figli dei contadini, in minore misura quelli degli operai, erano tagliati fuori dall’istruzione e quindi vulnerabili, ultimi nella scala sociale, nel loro possibile riscatto. Dopo i saluti del Presidente del CAI di Rieti Francesco Battisti, Ines Millesimi che ha curato l’iniziativa con il gruppo cultura della sezione (fitto programma di eventi sul significato del “limite”), ha tratteggiato con l’aiuto di immagini la poderosa figura del prete allora contestato dalla Chiesa, dai suoi esordi come pittore alla sua robusta cultura (conosceva 6 lingue), alla conversione e al suo impegno attivo a fianco dei dimenticati più giovani, quelli per cui l’unico futuro era scegliere tra la stalla e il campo.
Credendo che l’istruzione fosse il più potente antidoto per non essere emarginati e illusi dai potenti, don Milani si è battuto, come ha ben spiegato Alice Milani, con veemenza usando lo stesso linguaggio popolare a tinte forti della sua comunità, per meglio farsi capire ed entrare nei loro cuori. Oggi la scuola di Barbiana è ancora un esempio importante nella sua originale testimonianza di fede e umanità, come ha sottolineato il Vescovo, ben oltre i tentativi di strumentalizzazione e le facili banalizzazioni di chi fa le pulci alla nota Lettera a una professoressa scritta da Don Milani con l’aiuto dei suoi stessi studenti, ripubblicata con altri suoi scritti malgrado le censure di mezzo secolo.
E ha ricordato che Papa Francesco ha restituito piena cittadinanza al pensiero e all’operato di Don Milani, prete di una fede cristiana urticante e scomoda, ma sempre dentro la parola dell’Antico Testamento. E la serata ha voluto rimettere al centro l’importanza dell’educazione e della formazione scolastica inclusiva come punto d’accesso alla cultura, sia per costruire la propria identità sia per affrontare gli ostacoli del mondo esterno.
Numerose le domande dal pubblico, a riprova che c’è sempre più bisogno di tanti don Milani nella società civile e che è quanto mai necessario sentirsi “comunità di destino”, preti, insegnanti, genitori e istituzioni, per fare insieme guardando ai giovani con speranza e gioia, come ha sottolineato Mons. Piccinonna. Il quale non ha mancato di ringraziare il CAI per l’utilità di iniziative come queste. Prossimo evento del CAI venerdì 14 giugno ore 18, patrocinato dall’Università della Tuscia e dal Comune di Rieti, dal titolo “Microplastiche nella neve sul Monte Terminillo”.