CHIUSURA COMIFAR, SIMEONI: INTERVENGA IMMEDIATAMENTE IL COMUNE DI RIETI

Franco Simeoni, candidato PD Primarie centrosinistra
“Tra due mesi, esattamente il prossimo febbraio, il locale magazzino della Comifar, cesserà l’attività di distribuzione dei farmaci in provincia di Rieti.
La chiusura dell’unità distributiva, sita in via Oreste Di Fazio, costringerà i 30 dipendenti (compresi gli addetti alle consegne) all’immediato trasferimento presso le sedi di Perugia, Roma o Teramo, mentre Rieti, la provincia, perderà un importante presidio di sicurezza sanitaria, in grado di garantire una fornitura costante e continua delle farmacie, anche con sette consegne giornaliere nel comune capoluogo”.
Questo è quanto dichiara Francesco Simeoni in merito alla notizia della chiusura del magazzino di medicinali reatino, confermata martedì scorso ai lavoratori, dal responsabile di area della Comifar. “La chiusura dell’unità distributiva –continua Simeoni- segue un lungo periodo di stallo, determinatosi con il mancato rispetto dell’impegno assunto da Comifar e Asm spa, lo scorso 23 giugno (presente, in qualità di garante, anche il sindaco del Comune di Rieti Giuseppe Emili), che avrebbe dovuto riportare gli ordinativi delle quattro farmacie ‘comunali’ ad un livello volto a garantire all’Azienda quella fetta di mercato necessaria per mantenere l’importante servizio di distribuzione dei farmaci e i posti di lavoro.
Questo, perché, le quattro farmacie dell’Asm, costituiscono il 10 per cento del mercato del farmaco a Rieti e un’assenza quasi totale degli ordinativi provenienti da questa realtà, significa per l’Azienda la perdita di un margine importante di guadagno per la sua stessa sussistenza. In queste ore, tra i dipendenti, si respira un clima di forte preoccupazione per la paventata chiusura da parte di Comifar. Nel contempo –tiene a precisare Simeoni- gli stessi sono sconfortati dall’atteggiamento sostenuto dalle farmacie comunali e da alcune farmacie private, la cui politica sembra inseguire il profitto ad ogni costo e non, viceversa, la linea di solidarietà richiesta, a più riprese anche attraverso iniziative pubbliche, dagli stessi lavoratori del magazzino. Sostanzialmente, alcune farmacie, soprattutto quelle comunali, dirottano il grosso dei loro ordini su altre realtà distributive, relegando l’unità distributiva reatina ad un utilizzo sporadico per momentanee carenze di magazzino o peggio, per sola emergenza. Dallo scorso ottobre –prosegue Simeoni- l’Asm spa, ha concluso un contratto con un altro fornitore che risulta essere di gran lunga meno competitivo.
Il contratto comporterà un numero inferiore (meno di un terzo) di farmacie servite e di centri distributivi a disposizione. Scarse garanzie rispetto al numero di referenze di farmaci da fornire come in precedenza e con consegne effettive inferiori alle tre giornaliere. Un numero inferiore (meno di un terzo) delle referenze a disposizione, con il riconoscimento di un margine lordo accertato sui medicinali venduti pressoché identico. Unica forma di vantaggio la dilazione di 30 giorni in più sui pagamenti rispetto alle merci fornite. Tale situazione si sta ripercuotendo, negativamente, sui bilanci delle farmacie Asm spa, che sembrano essere penalizzate proprio dall’impossibilità di utilizzare Comifar come fornitore di riferimento. Senza contare, il disservizio legato all’impossibilità di avere un rifornimento costante e continuo dei farmaci richiesti.
La situazione palesatasi necessita –conclude Simeoni- proprio per le ripercussioni che avrà sul mercato farmaceutico locale, sui trenta lavoratori operanti all’interno dell’unità distributiva, anche rispetto al fatto che verrà meno un importante presidio di sicurezza sanitaria (il magazzino garantisce la distribuzione anche di farmaci salvavita), dell’immediato intervento del Comune di Rieti, quale socio di maggioranza di Asm spa, al fine di garantire i livelli occupazionali dell’importante realtà locale e quelli sanitari, che di riflesso si determinano sulle 75 farmacie della provincia, anche quelle cosiddette rurali, che sul territorio in cui operano, in alcuni casi, risultano essere dei veri e propri presidi di riferimento sanitari”.