Acqua, Ato3, Provincia e Regione continuano a disapplicare la legge

Dopo l’assemblea dei sindaci di ieri è ancora più evidente la volontà di Ato3 (autorità soppressa dalla legge 191/2009), Provincia e Regione di continuare a disapplicare le norme nazionali e regionali in tema di risorse idriche pur di tenere in piedi una struttura controllata sempre più dalle segreterie di partito invece che dagli enti locali e dai cittadini.
Se si dovesse costituire la s.p.a. (con appena 50mila euro di capitale dopo la riduzione da 2 milioni) per la gestione dell’acqua in 70 comuni della provincia di Rieti e della sabina romana si andrebbe in contrasto con la vigente l.r. 5/2014, che prevede la costituzione di nuovi ambiti di bacino idrografico, e lo sblocca Italia, che obbliga le regioni ad istituire enti di governo d’ambito con personalità giuridica (caratteristica che oltretutto Ato3 non ha).
Le armi utilizzate dall’ing. Rosati e dal Presidente Rinaldi per convincere i sindaci sono l’impugnazione della l.r. 5 da parte del consiglio dei ministri, in verità riferita solo ad un paio di commi e che non inficia minimamente l’attuazione della legge stessa, e il ristoro economico da Acea che affermano essere subordinato alla costituzione della s.p.a. Ato3 ma che invece doveva già essere erogato ai comuni con una semplice delibera di giunta regionale senza ratifica delle assemblee Ato2 e Ato3.
Ed invece si preferisce mantenere gli equilibri politici tra Refrigeri e Zingaretti che si lasciano dettare l’agenda politica da Acea la quale sembrerebbe essere già riuscita a ricontrattare il ristoro (si parla di almeno 56 milioni in meno) ed ora pretende un ambito unico regionale per appropriarsi definitivamente di tutte le risorse idriche del lazio.
Associazione Postribù