Piano Rom, sindaca Diamilla: “I problemi di Roma non si risolvono spostandoli in altri territori”

“Una questione da affrontare al di là degli schieramenti perché non risolve il problema di Roma, ma lo sposta temporaneamente, aprendo tensioni sociali in tutte le province.

Prima i rifiuti e poi i campi rom, sembra che quando non si riesce ad affrontare il problema la soluzione sia trasferirlo fuori Roma! Tra l’altro sottolineo che a bocciare il bando ed il piano del Sindaco Raggi, dal sapore pre elettorale, e’ proprio l’Associazione “21 luglio onlus” che si occupa da sempre di diritti umani e delle comunità Rom.

Sono una sindaca che guida una coalizione civica, ma personalmente, si sa, schierata a Sinistra, ma va detto ad alta voce, anche dallo schieramento a cui appartengo, che è una soluzione errata quella prospettata dalla Raggi, perché destinata a creare tensioni sociali nei nostri territori e perché soprattutto un problema così complesso non può essere risolto spostandolo temporaneamente (per 24 mesi, così è scritto nel bando pubblicato da Roma Capitale) nelle province.

Leggendo alcune parti del bando mi sembra infatti che più che accoglienza diffusa, con le “strutture in regime di condominio sociale” si sia ricalcato il modello dei Centri di accoglienza migranti, che di diffuso hanno poco e niente, e diventano solo nuovi ghetti, che tra l’altro regaleranno a noi Sindaci di provincia importanti problemi sociali da affrontare con le note zero risorse che abbiamo a disposizione.

Il 31 maggio 2017 la Raggi affermava «Possiamo annunciare in maniera molto netta che finalmente a Roma saranno superati i campi rom. Abbiamo approvato un Piano che consente di riportare Roma in Europa, abbiamo appreso le migliori prassi che hanno funzionato e le portiamo a Roma per superare i campi».

Forse oggi si deve riconoscere che il Piano non ha funzionato e si cerca di corsa un piano B, che però non può essere ripeto delocalizziamo il problema nel resto del Lazio e poi si vedrà!” Così in una nota Veronica Diamilla, sindaca di Poggio Nativo (nella foto).