Nome Officina Politica: “Hanno rubato il Consorzio, ci hanno rubato il consorzio”

Consorzio industriale di Rieti

E’ giunta nei giorni scorsi, inaspettata, la notizia che, attraverso un emendamento del consigliere Fabio Refrigeri, verrà costituito un nuovo Consorzio Industriale Regionale; il fatto avviene nella assenza di qualsiasi informazione, consultazione condivisione del territorio nella decisione. Proprio quel territorio che ha contribuito alla elezione del consigliere, e che, a Rieti, stava iniziando a ragionare, attraverso le organizzazioni degli industriali, alla successione di Andrea Ferroni; ma tant’è.

Qualche voce di protesta, il silenzio dei più. Ma, nel riscontrare “il fatto”, anche stavolta si guarda il dito, non la luna. Perché la luna consiste in una domanda, scomoda: è effettivamente utile, per la minuscola Rieti, appartenere struttura regionale del Lazio? Come può una formica dialogare in maniera proficua con la elefantiaca struttura regionale e interagire politicamente?

Come è stato per tanti altri piccoli “scippi “ subiti dalla provincia di Rieti, nessuno solleva il tema della riorganizzazione dello Stato e delle Regioni in corso da anni: riforma in attuazione attraverso un processo “a bassa intensità”, fatto di micro-cambiamenti, in una ottica che spesso vede nella riduzione dei costi l’unico orizzonte perseguito, con la caratteristica nefasta della assenza di partecipazione controllo democratico da parte dei cittadini

Di volta in volta, ci si stupisce di accadimenti “improvvisi”, come l’accorpamento di Enti pubblici, la revisione dei distretti giudiziari, i tagli lineari alla sanità pubblica, la privazione della capacità gestionale dei Comuni per carenza di fondi e di personale.

In particolare, per Rieti, la sostituzione della parola “accorpamento”, invece che “soppressione”, ha consentito, nel silenzio, il trasferimento dei centri decisionali di Enti pubblici, Agenzie, Sindacati, verso Roma, Viterbo o Terni.

Nessuno ancora affronta il tema che, sui territori, lo Stato sta lentamente attuando un processo di trasformazione, progressivamente sottraendosi al controllo democratico, a partire dal caso più eclatante delle Provincie, svuotate di funzioni e risorse. I rappresentanti politici dei territori si limitano a condurre battaglie di retroguardia, per la difesa di singoli “pezzi” che via via vengono sottratti, oppure si impegnano in lotte politiche incomprensibili per i cittadini, come è stato per APS e come sarà per l’imminente rinnovo del consiglio provinciale, che sarà incapace, per mancanza di mezzi, di fornire alcuna risposta in termini di servizi ai cittadini.

In questa “riforma a bassa intensità”, i territori saranno sempre perdenti nella difesa dei propri interessi. E’ per questo che occorre trovare un nuovo e diverso luogo di confronto, che possa contemperare l’aspetto democratico a quello dell’incremento della efficienza della pubblica amministrazione e della riduzione dei costi dello Stato.

Le comunità locali devono recuperare un ruolo di protagonisti della vita civile del Paese, rendendosi parte attiva del dibattito attorno alla riorganizzazione dello Stato. E’ necessario anticipare il cambiamento, occorre che i territori avviino tra loro un dialogo strutturato, pongano in essere accordi trans-regionali, progettino e diano corpo a comuni strutture amministrative, in cui la stella polare a cui riferirsi siano gli specifici interessi sociali ed economici delle comunità, attraverso la costruzione di reti economiche, di interessi, di servizi coerenti con gli interessi delle singole Comunità. Il tutto attraverso azioni concrete in grado di dimostrarne l’utilità in una ottica globale, anziché mera difesa di interessi localistici.

La strada della riforma dell’assetto dello Stato non è sicuramente definita, nei tempi e nei modi di attuazione, ma è sicuramente tracciata ed è convincimento comune che si tratti di una strada ineluttabile; è importante che se ne parli, se ne discuta, ma soprattutto che si avviino percorsi di crescita dal basso, rendendo le comunità protagoniste del cambiamento.

E’ per tutto quanto sopra che la notizia della soppressione del Consorzio Industriale della Provincia di Rieti non ci sorprende, né ci preoccupa più del dovuto. Sarebbe accaduto, prima o poi.

Ci preoccupa piuttosto il fatto che non si scorge nessuno in grado di scansare il dito, e mirare alla luna.