Intervista ad Andrea Giampaoli "moto topo"

E’ terminata da poco la prima seduta di allenamento in preparazione di Gara 3 di semifinale Play Off. Domani la Prometeo Estra Rieti partirà alla volta di Montegranaro per piazzare un altro tassello di quel puzzle che raffigura il bellissimo sogno dei tifosi reatini. Uno dei protagonisti di questa avventura è senz’altro Andrea Giampaoli, il cui contributo non solo è stato importante per arrivare fin qui, ma addirittura , ha spezzato virtualmente le gambe ai marchigiani.
Incontro Andrea in un bar del centro, ha lo sguardo luminoso ed i modi gentili, da bravo ragazzo quale è. Posa sul tavolo la Gazzetta dello Sport, le chiavi di casa ed il telefono. E’ pronto a raccontarci le sue emozioni.
Come ti senti?
Bene (sorride).  Non rilassato perché è ancora lunga, molto lunga…Questo 2-0 è un bel vantaggio, però, finché non si vincono tre partite non siamo al sicuro. A casa loro sarà molto molto difficile, però ci proviamo.
Le tue tre bombe sono state decisive per vincere Gara 2, che emozioni ti ha dato aver dato un contributo così fondamentale?
È un bel motivo di orgoglio e sono molto felice. Sono Pesarese e anche tra la mia città e Montegranaro c’è tanta rivalità ed io… la sento parecchio! Sono felicissimo, sia per la vittoria della squadra, sia per la mia prestazione finale, all’inizio ero un po’ in confusione. Poi dopo …avrei voluto tirare ancora!  Sai, un tiratore quando non fa canestro si butta un po’ giù, ma il suo compito è continuare a tirare perché prima o poi la mette dentro. Un punto su cui devo migliorare è la reazione a quando non comincia benissimo.
Che sensazioni hai sul proseguo della serie a Montegranaro?
Sensazioni positive. Ho visto la squadra carica e concentrata. Certo siamo anche un po’ stanchi, ma è normale quando si gioca a ritmi così elevati. Finita Gara 2, nello spogliatoio, tra noi ci dicevamo che la strada è lunga e che non abbiamo ancora fatto nulla.
Tu sei uno dei pochi che c’era anche l’anno scorso. Quali sono le differenze principali tra la semifinale giocata la scorsa stagione e questa?
Ci sono grosse differenze: anche se ci mise in difficoltà, Vasto era inferiore a noi. Montegranaro invece come valori ci equivale: loro in attacco hanno più talento, invece noi siamo più forti in difesa. Per vincere il campionato bisogna difendere duro, in questo io la penso come Luciano (coach Nunzi ndr). C’è una differenza anche a livello di partecipazione: la semifinale con Vasto non era sentitissima, quest’anno invece in semifinale abbiamo incontrato la rivale storica di Rieti ed il pubblico ha risposto alla grande.
Che emozione ti dà giocare in un PalaSojourner così?
Hai più pressione addosso, ma anche tanta energia e quando le cose vanno bene hai un’arma in più. Montegranaro alla fine è crollata, mentre noi grazie ai tifosi avevamo ancora tanto da dare.
Personalmente, credo si sia visto, era “abbastanza” carico, mi è sembrato di tornare in serie A. Ho visto il palazzetto così quando sono venuto a giocare qui con Pesaro. Martedì è stato veramente bello, un grandissimo pubblico.
Sono due stagioni che sei a Rieti, come ti trovi?
Alla grande!. Rieti mi piace molto. E’ una piccola città in cui si vive bene. Assomiglia alla mia Pesaro, a parte il mare.
Una curiosità: come nasce il tuo soprannome “moto topo”?
(Andrea ride divertito prima di rispondere) Il primo anno che entrai nelle rotazioni della serie A, a 16 anni, a Pesaro, giocavo con Carlton Myers e lui, vedendomi piccolo e veloce, mi mise questo soprannome. Mi diverte ancora molto, mi ci riconosco un sacco.
Un appello ai tifosi?
Penso che ormai non ci sia bisogno, comunque sia voglio incentivare la partecipazione di chi ancora non è venuto a vederci e gli dico di non mancare questa occasione perché potrebbe essere l’anno giusto per riportare Rieti nella pallacanestro che conta. O ora o mai più!
Chiara Sansoni.