Emergenza Coronavirus e smart working

L’emergenza causata dalla diffusione del Coronavirus, che ha indotto il Governo a sospendere le attività scolastiche nell’intero territorio nazionale fino al 3 aprile, ha dato il via libera nella scuola allo “smart working” o “lavoro agile.“ Ma prima di entrare nel merito appare opportuno ricordare che il lavoro agile ci riconduce immediatamente al Capo II, articolo 18, comma 3, della legge n.81 del 22 maggio 2017, che prevede che il lavoro agile si applica anche nei rapporti di lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche, di cui all’articolo 1, comma 2, del Decreto Legislativo 30 marzo 2001, n.165 e successive modificazioni, per cui si applica anche alla scuola. Il lavoro agile a distanza, però, se lo si pratica senza avere una adeguata padronanza di nuove tecnologie digitali potrebbe dare vita, come sostengono molti. ad una didattica virtuale improvvisata, tipo fai da te, ovviamente con modesti vantaggi per i discenti.

Appare certamente opportuno citare alcuni passi di un articolo di Pino Turi (Segretario generale della Uil Scuola) sullo smart working pubblicato da”OrizzonteScuola” il 3 marzo scorso. Dice Turi “Dovremmo saper valutare con freddezza i risvolti educativi ed economici nei progetti di innovazione nelle scuole sulla base di quanto hanno realizzato gli altri paesi europei. Al momento, invece, inseguiamo gli studenti a domicilio come fossero clienti da accontentare”, e “quello che non ci convince affatto è l’ottica modernista, che in piena emergenza si sta imponendo nel sistema di istruzione. Quello che in emergenza sembra un vantaggio rischia di trasformarsi in uno strumento che appiattisce, standardizza, isola piuttosto che aggregare, non gestisce le dinamiche di gruppo, non coordina i comportamenti. Lo smart working è smart fino a che non viene imposto, perché non c’è modernità senza insegnamento libero e viceversa” Ed ancora, “quello che non è stato realizzato in anni di maggiore disponibilità, quando alla scuola sono stati imposti tagli in termini di risorse e di personale, si cerca di metterlo in pratica ora, in emergenza”.

A mio modesto avviso la didattica a distanza può anche essere utilizzata nell’attuale momento di difficoltà in cui si trova il Paese e la scuola in particolare ed è sicuramente doveroso ringraziare tutti quei docenti che ne abbiano fatto o ne stiano facendo uso anche nella nostra provincia ma la didattica a distanza non può essere imposta dall’alto, perché essa è uno dei tanti metodi di insegnamento che deve essere scelto liberamente dai docenti, però, non è determinante nel processo educativo di ciascun discente, che ha bisogno di interagire quotidianamente, non in modo virtuale ma in situazione sia con i docenti che con i compagni di classe. Spiace davvero che il quarto incontro del corso di formazione dell’Irase/Uil Scuola sulla “scuola del 2020”, che si sarebbe dovuto tenere alla Pascoli di Rieti il 25 marzo prossimo, sia stato rinviato per la chiusura delle scuole.

Gli oltre sessanta docenti di scuole ed istituti di ogni ordine e grado, che stanno seguendo con interesse dal mese di dicembre dello scorso anno gli incontri di formazione dell’Irase/Uil Scuola, avrebbero potuto partecipare ad un quarto incontro con la presenza di tre relatori esperti di didattica digitale e di quella a distanza in particolare.
R.M.