Castelnuovo di Farfa e la Grotta Scura

In questo periodo il sito più importante fu sicuramente la Grotta Scura, oggi al termine di Via Cornazzano, a poca distanza dal fiume Farfa. I primi ritrovamenti risalgono agli anni 1987-88, quando il Gruppo Speleologico “F. Orofino” rinvenne alcuni frammenti ceramici risalenti all’età del Bronzo medio (XV-XIV secolo a.C.).

La grotta è costituita da un’ampia sala in roccia calcarea, a cui si accede attraverso una stretta apertura, dove venne recuperato il materiale protostorico. Secondo la descrizione del Guidi “dalla sala un lungo corridoio porta ad una serie di piccoli ambienti dove sono stati individuati resti di focolari, ossa animali e vasi integri, gli unici materiali in giacitura sicuramente primaria”. Alcuni frammenti con decorazione “appenninica” hanno permesso una datazione per tutta la durata della media età del Bronzo (XV-XIV secolo a.C.).

La grotta presenta un ramo lungo più di 200 metri, periodicamente occupato dalle acque, dove sono stati rinvenuti insieme oggetti ceramici sia di epoca protostorica che di epoca romana (lucerne in terracotta e monete, che testimoniano l’utilizzo della grotta ancora in epoca romana.). La presenza di vasi integri in ambienti difficilmente accessibili della grotta ha rivelato che una parte della cavità fosse riservata alla deposizione di offerte cultuali. Inoltre le tracce di focolari, riferibili a cerimonie rituali, sembrano attestare un utilizzo della grotta sia a fini abitativi che cultuali.

La grotta è costituita da un ramo attivo e da due rami fossili, posti a livelli diversi e raggiungibili tramite cunicoli. La presenza di acque sorgive all’interno deve aver comportato la destinazione cultuale della grotta, vista anche la breve distanza dal fiume Farfa.

Questo luogo di culto “in grotta”, tra i più antichi di tutta la Sabina, è stato identificato recentemente nel “santuario di Marte”, riportato da Dionigi di Alicarnasso presso la città di Suna (oggi Toffia), al tempo degli Aborigeni, primi abitatori della Sabina.

Christian Mauri