Al reatino Salini il premio culturale "Come Barbara

Dopo il recente successo riscosso in Inghilterra con un concerto tenuto a Londra (il 28 novembre scorso) in uno dei locali più prestigiosi della capitale londinese, è arrivato un altro importante riconoscimento per il cantautore-chitarrista di origine “cicolanense”, Andrea Salini e per la sua produzione artistica.
Nella mattinata del 5 dicembre, presso l’Auditorium Varrone” di Rieti , l’Associazione Culturale “Santa Barbara nel Mondo” ha conferito ad Andrea il Premio Culturale “Come Barbara” per la sua canzone “Indios” (tratta dall’ultimo album “Maestrale”).
“Indios” è una canzone che mette “a nudo” le ingiustizie dell’attuale sistema economico-sociale che “governa” questo Mondo e che priva centinaia di milioni di persone di diritti umani primari, iniziando dal diritto a vivere in modo dignitoso nella propria terra.
“Indios” racconta della terra del Cile. E’ ispirata alla storia degli “Indiani Mapuche” ed alla vicenda relativa all’incidente avvenuto nell’agosto dell’anno 2010, in una miniera del Cile, quando 33 minatori rimasero intrappolati per la caduta del tetto della miniera a 700 metri di profondità, per 70 giorni.
Due storie che rappresentano due “facce” della stessa medaglia
Da un lato, la lotta millenaria della comunità “Mapuche” per il Diritto all’Esistenza ed a vivere nella propria terra. (il nome “Mapuche” significa popolo della terra).
I “Mapuche” sono i nativi ed gli abitanti originari dell’attuale Cile e di parte dell’attuale Argentina del Sud. Nel corso dei secoli sono stati depredati delle loro terre (che erano tra quelle con maggiori ricchezze minerarie e materie prime). Oltre all’esproprio forzato e violento delle proprie terre, al popolo “Mapuche” è negato anche il “Diritto di Esistere”.
Per la costituzione cilena, infatti, con un articolo introdotto dal dittatore “Pinochet”, ancora in vigore, in Cile, si reputa che non ci sono popoli indigeni e che “tutti siamo cileni”, ignorando così l’esistenza e i diritti di questi popoli.
Dall’altro lato, la vicenda dei minatori cileni, sfruttati e sottopagati, costretti a lavorare in condizioni a rischio (senza le necessarie misure di sicurezza) per un salario “da fame”, per estrarre quelle ricchezze minerarie, come oro, argento e rame, di cui è ricco il sottosuolo cileno.
Risorse e ricchezze queste, che dai governi cileni che si sono susseguiti, sono state “Privatizzate” e finite nelle mani di multinazionali (nella quasi totalità estere), che hanno il solo scopo di ottenere il massimo profitto economico, abbattendo ogni costo ritenuto “superfluo”, da quello per la “mano d’opera” a quello per la sicurezza sul lavoro. L’incidente nella miniera del 2010 che ha coinvolto i 33 minatori è uno degli effetti di questa logica.