Il Liceo delle Scienze Umane ospite della LocoMotiva

Visitare la “LocoMotiva” è stata prima di tutto un’esperienza di grande valore formativo per lo sviluppo della personalità degli studenti, in una prospettiva capace di far loro maturare e condividere i valori dell’inclusività, dell’accoglienza, della responsabilità e del sacrificio.

Questa è l’opinione dei docenti che hanno accompagnato nella mattina dell’otto maggio gli alunni e le alunne delle classi 2B e 3B del Liceo delle Scienze Umane, Alessio Valloni, Stefania Spadoni e Enrico Mancini, accolti, insieme agli studenti, dal direttore della cooperativa, Virgilio Paolucci. Il direttore ha spiegato la finalità e la storia del centro che da diversi anni si occupa di riabilitazione cognitiva, situato nella struttura dedicata a mons. Angelo Fasciolo, accanto all’antica chiesa di Sant’Eusanio, nel quartiere di Porta d’Arce.

Dopo aver apprezzato il valore storico della chiesa, gli alunni hanno visitato i locali e il giardino del centro, osservando con attenzione i materiali, gli strumenti e capendo la funzione e l’utilità di ogni spazio messo a disposizione delle numerose iniziative a cui prendono parte gli ospiti del centro. L’impegno costante e appassionato dei responsabili della “LocoMotiva” ha permesso di raggiungere obiettivi riconosciuti a livello nazionale, e questo è stato subito colto dagli studenti anche in virtù della residenza che da qualche mese è messa a disposizione degli ospiti, del laboratorio di ceramica e dell’interessante mostra dedicata al cavallo visitata in chiusura della mattinata.

Una lezione a “cielo aperto” che ha permesso agli alunni non solo di conoscere un ambiente lavorativo, una realtà che certamente interesserà il loro futuro, ma anche comprendere quali figure professionali sono in esso presenti e la loro funzione. Si tratta quindi di aver ancora una volta consentito di fare un significativo collegamento tra la teoria studiata in classe e la pratica vissuta nel quotidiano, in linea con le modalità e le scelte didattiche dell’EPN.   Articolo a cura del Progetto “Reporter a Scuola”