Nell’incontro svoltosi venerdì 23 marzo 2018 presso l’Aula Magna ASL di Rieti per la quarta edizione di “Rieti città senza Barriere” si è parlato di un argomento particolarmente delicato che suscita spesso paura, disagio e imbarazzo nella società: La sessualità nella Disabilità. Nella nostra società il tema della sessualità e del piacere sono ancora trattati in modo ironico, con stereotipi e false convinzioni che vengono alimentate dalla cultura di appartenenza.
Di sessualità se ne parla, ma in modo errato, resta un tabù, un’incognita, un comportamento di vita che difficilmente si riesce a svincolare dall’idea della procreazione. Quando questo tema viene affiancato alla disabilità, crea ancora più scompiglio e smarrimento e si tende a relegarlo nell’ombra e a sopprimerlo piuttosto che ad affrontarlo; infatti, come emerge da alcune testimonianze di genitori di ragazzi disabili presenti al convegno, molto spesso si privilegiano interventi a carattere repressivo, finalizzati al contenimento degli istinti rispetto ad interventi educativi, orientati invece all’acquisizione di adeguate modalità di vivere ed agire l’affettività.
Paola Mariangeli della Casa del Volontariato e Gabriele di Mario psicologo e collaboratore del Servizio per l’adeguamento tra identità fisica e psichica all’Ospedale Forlanini di Roma hanno coordinato i numerosi interventi dei relatori presenti al convegno, tra cui Lelio Bizzarri, psicologo, psicoterapeuta reatino che ha portato la sua testimonianza importante rispetto a questa complessa problematica “La sessualità è vista in modo rigido e stereotipato, come se potesse essere vissuta solo per chi ha un corpo e una mente normale, se ci poi ci sono persone che hanno delle difficoltà, si tende a rimuovere tutta la sfera sessuo-affettiva invece di affrontarla” e invece anche i disabili come tutte le altre persone hanno naturali istinti che non possono essere rimossi perché rappresentano una parte fondamentale della vita e partecipano al raggiungimento del benessere psico-affettivo.
C’è bisogno di professionisti che aiutino la persona disabile a raggiungere una crescita personale sotto l’aspetto del rapporto con sé stessi, dove si riscontra una bassa autostima, un rapporto non soddisfacente con il proprio corpo, per raggiungere un buon livello di inclusione sociale che sarà fondamentale per comunicare un’immagine positiva di sé e per costruire relazioni. Il piano di intervento deve essere individualizzato e basato su una conoscenza approfondita della persona sotto tutti gli aspetti: “Benessere affettivo non significa avere rapporti rapporti sessuali ma anche avere una relazione stabile”.