La bicicletta, il mezzo amico del tempo che aiuta la città e l’ambiente

Dal Celerifero in legno di Mède de Sivrac del 1791 alle moderne bici da corsa in carbonio super leggere.

Un arco temporale nel quale le due ruote hanno subito un accantonamento e un nuovo interesse, forse più importante degli albori, in netto contrasto con quella modernità che fu, nei decenni passati, il primo fattore della sua prematura dipartita.

Una bicicletta che sta risorgendo ogni giorno di più, per vari motivi: dalla comodità di utilizzo, dall’allenamento che garantisce a chi la pedala, all’enorme risparmio che regala a chi non si sente più in dovere di alimentare a benzina la propria auto, ed infine per il riavvicinarsi alla natura, alla terra.

Potrà sembrare strano, ma cavalcare una bicicletta significa vivere da vicino la propria città, significa tornare a calpestare la terra ogni minuto, riportando ad una dimensione “normale” il tempo.

Quelle maledette lancette corrono sempre di più, ogni istante abbiamo un minuto in meno da goderci in compagnia di amici, davanti ad un caffè, davanti ad una vetrina o con un brano in sottofondo. Guardiamo sempre l’orologio, il telefonino, siamo pressati dal tempo, mentre spesso sarebbe bello ritrovare del tempo da perdere.

E su questa base del tempo perduto o da poter guadagnare, nasce lo studio di Ivan Illich “Elogio della bicicletta” edito Bollati Boringhieri Editore.

“Oltre una velocità critica, nessuno può risparmiare tempo senza costringere altri a perderlo.” Quindi il tempo a nostra disposizione è sempre lo stesso, solamente che dobbiamo dividerlo con chi ci circonda, spezzettandolo. Un po’ come accade con il computer, quando lo si mette a compiere più azioni contemporaneamente. Non è vero che lavora nello stesso tempo a tutti i nostri input, ma semplicemente lavora un po’ su tutti, impiegando lo stesso tempo che avrebbe impiegato se lo avessi messo a fare gli stessi lavori separatamente.

Allora come fa l’essere umano a cercare di guadagnare tempo? Utilizzando mezzi di locomozione che per lui sono più veloci, anche per tragitti brevi; primo fra tutti l’automobile.

In un cittadina come Rieti, formata da 47.585 abitanti, nella zona Porta d’Arce, snodo viario importante e comprendente via Salaria per L’Aquila, via Salaria per Roma, via Nenni, viale Morroni e Piazza Chiesa del Suffragio, ogni giorno scorrono 21.000 automobili. Un numero gigantesco! Ancor più importante calcolando che ad oggi, a Rieti, una famiglia media di quattro persone, ha al proprio interno tre macchine.

L’auto, in sé, porta un bagaglio sulle proprie spalle, fatto di enti ed istituti, oltre che di consumi monetari. A tal proposito Illich aggiunge: “Ciò che distingue il traffico dei Paesi ricchi da quello dei Paesi poveri, per quanto riguarda i più, non è un maggior chilometraggio per ogni ora di vita, ma l’obbligo di consumare in forti dosi l’energia confezionata e disugualmente distribuita dall’industria del trasporto.”

La questione automobile–tempo è ampia, ed interessa anche cittadine medio piccole come la nostra. Figuriamoci metropoli come Roma, Milano, Napoli, Amsterdam o New York.

“Oltre una certa velocità, i passeggeri diventano consumatori del tempo altrui.”

Quindi Illich ci dice che utilizzare l’auto anche per spostamenti brevi significa essere egoisti e togliere del tempo ad altri, che forse debbono utilizzare il tempo in una maniera migliore della nostra o addirittura per azioni più importanti. Questo, chiaramente, senza banalizzare il tempo e le azioni di nessuno, ma come sempre accade nella vita ci sono cose oggettivamente più importanti e altre meno, in una classifica che non dovremmo mai dimenticare.

Allora come potremmo spostarci per brevi tragitti senza togliere tempo ad altri e magari rispettando la natura? Semplice! Con la bicicletta.

Moltissime città europee ed italiane adottano questo mezzo di locomozione, che tra l’altro ha importanti benefici per il corpo. Aiuta il sistema cardiocircolatorio consentendo al cuore di diventare più forte e resistente, aumentando anche la sua massa, migliorando di conseguenza la sua funzione di pompa. Inoltre fa perdere il peso in eccesso, forma massa muscolare, fa abbassare la pressione arteriosa e riduce il colesterolo cattivo. In ultimo, la bicicletta fa bene anche alla mente. Migliora la capacità polmonare-respiratoria. Ogni pedalata fa rilasciare al cervello endorfine, l’ormone del benessere.

L’ambiente viene rispettato grazie all’eliminazione di gas tossici provenienti dai motori, con un ritorno di benessere anche per l’uomo che smetterebbe di respirare anidrite carbonica in favore di ossigeno.

Lo studio dell’antropologo Illich ci mette di fronte ad una riflessione riguardo il predominio sociale delle ricchezze energetiche e la disparità sociale. Il “versus” tra classi sociali è generato appunto da velocità e mezzo di trasporto utilizzato.

Quindi al bicicletta avrebbe anche la dote di farci essere tutti uguali, almeno di fronte al tempo che passa e alla città di cemento.

Come riporta Traccefresche.it su Illich: “L’alta velocità capitalizza il tempo di poche persone a un tasso spropositato, ma paradossalmente lo fa deprezzando il tempo di tutti gli altri. A Bombay solo pochissime persone posseggono un’auto; esse possono raggiungere in una mattinata la capitale d’una provincia e fare questo tragitto una volta la settimana. Due generazioni addietro ci sarebbe voluta un’intera settimana per lo stesso viaggio, ch’era possibile solo una volta l’anno. Adesso spendono una quantità maggiore di tempo per un maggior numero di spostamenti. Ma quelle stesse poche persone, con le loro auto, scompigliano il flusso di traffico delle migliaia di biciclette e di taxi a pedali che circolano nel centro della città a una velocità effettiva tuttora superiore a quella possibile nel centro di Parigi, Londra o New York. La spesa complessiva di tempo assorbita dal trasporto in una società cresce assai più in fretta del risparmio di tempo conseguito da un’esigua minoranza nelle sue veloci escursioni. Il traffico aumenta all’infinito quando diventano disponibili mezzi di trasporto ad alta velocità. Al di là d’una soglia critica, l’output del complesso industriale costituitosi per spostare la gente costa alla società più tempo di quello che fa risparmiare. L’utilità marginale dell’aumento di velocità d’un piccolo numero di persone ha come prezzo la crescente disutilità marginale di questa accelerazione per la grande maggioranza.”

Concludiamo questa circumnavigazione parlando di due città, nella speranza che anche la nostra Rieti possa intraprendere un percorso uguale o perlomeno simile.

L’Amministrazione comunale della città di Oslo ha deciso che dal 2019 nel centro cittadino non dovranno più transitare automobili. E lo faranno partendo dall’eliminazione di tutti i parcheggi, tranne quelli per i disabili.

I cittadini potranno percorrere il centro storico in bicicletta (verranno creati altri 60 chilometri di pista ciclabile) e tramite autobus.

Mantova, città della bici, soprannominata Mantovamsterdam, si stima che in città girino tra le 25mila e le 30mila biciclette. Calcolando che il numero di abitanti è pari al 48mila persone, e non calcolando bambini piccoli ed anziani, ci si avvicina molto alla media di una bicicletta per abitante. Viene da sé osservare e notare che città medio-piccole come Mantova o Rieti, sono ideali da vivere in bicicletta o a piedi.

Chiudiamo il nostro percorso invitando tutti a riscoprire la propria città, a lasciare posteggiata sotto casa la propria auto per qualche ora, vivendo il centro storico e le bellezze paesaggistiche, magari pedalando su una bicicletta tanto decantata in queste righe, lasciando camion e auto a chi è costretto ad usarle per emergenze o lavori in luoghi troppo lontani.

Nel 2018 Rieti ha vissuto una domenica mattina di socialità e rispetto dell’ambiente grazie a Bicincittà, dove grandi e piccoli si sono ritrovati per una bella pedalata cicloturistica amatoriale per le vie cittadine. Alla fine, seppur stanchi, erano tutti felici e con l’animo riposato.

Pier Luca Aguzzi