IL CONSIGLIO DEI GIOVANI DI RIETI PER LA GESTIONE PUBBLICA DEL SERVIZIO IDRICO

Acqua

Il 18 novembre 2009 la Camera ha concesso la fiducia sul decreto “Ronchi”, che disciplina l’esternalizzazione da parte degli enti locali dei servizi suscettibili di rilevanza economica. In tale modo l’Italia si uniforma alle direttive Europee per quanto riguarda il conferimento dei servizi pubblici locali a favore di imprenditori, società private e società di partecipazione mista pubblica e privata.

Contestualmente il governo sta procedendo sulla strada del federalismo rendendo le Regioni enti sempre più importanti e con maggiori competenze, tra le altre, sarà trasferita alle Regioni la competenza a decidere sulle sorti della gestione delle reti idriche, oggi in larga parte competenza degli ATO destinati ad essere aboliti entro marzo 2011.

Nella Regione Lazio la linea che ci è sembrata venir fuori in campagna elettorale, sia dalla Bonino che dalla neo eletta Governatrice Renata Polverini, è quella di dare piena attuazione al decreto Ronchi, considerando nelle fattispecie di servizi suscettibili di rilevanza economica anche il servizio di distribuzione idrica.

Acqua Pubblica
L’accesso all’acqua pubblica non può rappresentare un bene oggetto di mercato. La soggezione del servizio idrico alle logiche di mercato, significherebbe far gravare sulle tasche dei cittadini, oltre ai costi di gestione, anche una quota destinata al profitto del gestore.
La gestione privata di servizi non è cosa nuova, se pensiamo alla telefonia, all’elettricità, all’energia e ai rifiuti, ma in questo caso stiamo parlando di quanto di più necessario alla nostra sopravvivenza biologica. L’acqua rappresenta fonte di vita ed un simile valore non deve essere sottoposto alle leggi dell’utilitarismo economico, ne tantomeno all’interesse dell’imprenditoria privata il cui ovvio obbiettivo è dato dal guadagno.

Tutto ciò senza contare le conseguenze dell’impatto ambientale derivante dalla mercificazione di un bene così importante, basti pensare , ad esempio, al disinteresse del privato nei confronti di politiche di uso sostenibile della risorse idriche. A ciò si oppone quello che è l’obbiettivo primario di un ente pubblico, volto a garantire la fruibilità dei servizi essenziali per tutti i cittadini, ed allo stesso tempo preservare quell’immenso patrimonio naturale che caratterizza il nostro territorio, anche e soprattutto per le generazioni future.

Alla mala gestione pubblica non possiamo rispondere rifugiandoci totalmente nel privato, ma reimpostando l’organizzazione della “cosa pubblica” in modo efficace.
È evidente che la gestione degli acquedotti e dei servizi connessi alle reti idriche abbia dei costi, ma riteniamo che sia doveroso individuare un modello in grado di preservare l’inalienabilità del servizio idrico come diritto, e bene comune universale, ed allo stesso tempo capace di garantire il raggiungimento degli obbiettivi di ottimizzazione dei costi di esercizio e di programmazione degli investimenti. A tale proposito siamo fermamente convinti che una più equa gestione della risorsa idrica possa darsi esclusivamente tramite l’affidamento della rete ad una società a capitale interamente pubblico.

Abbiamo ritenuto un obbligo morale prendere una posizione forte su questo tema fondamentale per non farlo passare in sordina per poi scoprire fra due o tre anni che le tariffe dell’ acqua sono aumentate del doppio, proprio come è successo in qualche città italiana, non ultime Latina ed Arezzo, e che il servizio non è migliorato minimamente. Tuttavia esistono anche esempi positivi ai quali guardare attentamente, la cui perfetta efficienza rafforza la correttezza delle posizione fin qui sostenute. In particolar modo si intende far riferimento alla situazione che si è venuta a creare in Lombardia, regione simile per dimensioni ed importanza al Lazio, a partire da Milano per poi coinvolgere in un consorzio a capitale interamente pubblico, la maggior parte dei comuni Lombardi; Consorzio che annovera tra i propri principi statuari la definizione di acqua come: “bene pubblico di interesse generale che non può essere ridotto ad un bene lucrativo, assoggettato alle regole speculative o alla concorrenza ed agli aspetti dell’economia di mercato.”

Il punto fondamentale non è stabilire che l’acqua, le fonti e le reti siano pubbliche, ma che non debba esistere la figura del gestore delle reti in forma privata, e che questa figura soprattutto non debba essere decisa in base a bandi di gara.

Visto che:
• L’acqua rappresenta fonte di vita insostituibile per gli ecosistemi, dalla cui disponibilità dipende il futuro degli esseri viventi;

• L’acqua costituisce, pertanto, un bene comune dell’umanità, un bene comune universale, un bene comune pubblico, quindi indisponibile, che appartiene a tutti;

• Il diritto all’acqua è un diritto inalienabile: l’acqua non può essere proprietà di alcuno, bensì bene condiviso equamente da tutti;

• L’accesso all’acqua deve essere garantito a tutti come un servizio pubblico;

Chiediamo:
• Che il servizio di gestione delle reti idriche ed i servizi connessi non vengano considerato come un bene suscettibile di rilevanza economica, tali da non rientrare nella materia disciplinata dal decreto Ronchi;

• Che il Consiglio Comunale di Rieti si impegni a  sottoscrivere un documento affinché in futuro si escludano tutti i provvedimenti che possano in qualche modo agevolare l’ingresso di privati nella gestione del servizio idrico;

• Di riconoscere il Diritto umano all’acqua, ossia l’accesso all’acqua come diritto umano, universale, indivisibile, inalienabile e lo status dell’acqua come bene comune pubblico;

• Di confermare il principio della proprietà e gestione pubblica del servizio idrico integrato e che tutte le acque, superficiali e sotterranee, anche se non estratte dal sottosuolo, sono pubbliche e costituiscono una risorsa da utilizzare secondo criteri di solidarietà;

• Di riconoscere che la gestione del servizio idrico integrato è un servizio pubblico locale privo di rilevanza economica, in quanto servizio pubblico essenziale per garantire l’accesso all’acqua per tutti e pari dignità umana a tutti i cittadini, e quindi la cui gestione va attuata attraverso gli Artt. 31 e 114 del d. lgs n. 267/2000;

• Di aprire un tavolo di confronto con gli altri comuni della Provincia di Rieti e con la Regione Lazio affinchè si inizi a procedere sulla strada che porta alla creazione di un consorzio a capitale interamente pubblico che gestisca il servizio idrico nel nostro territorio.