I rischi di inondazione della città di Rieti

La Città di Rieti, Umbelicus Italiae, protetta dalla cinta muraria medievale, racchiude e custodisce un notevole patrimonio artistico, storico e architettonico. La Città, l’antica Reate, “si è sviluppata stratificandosi con i suoi edifici sullo sperone di travertino” inciso e modellato dal Fiume Velino, che attualmente costituisce una zona a rischio per la pubblica incolumità e per i monumenti, palazzi di pregio, vestigia romane e le stesse opere di difesa dalle piene.
La mitigazione del rischio e la messa in sicurezza delle sponde del Fiume Velino per tutto il tratto urbano necessitano di un intervento completo e risolutivo: l’area golenale presenta ostacoli al deflusso delle piene, il muro d’argine in destra idrografica non ha la necessaria continuità stante la presenza di strutture abitative, che di fatto costituiscono l’argine fluviale, e gli interventi recentemente eseguiti dall’Agenzia Regionale per la Difesa del Suolo della Regione Lazio-ARDIS non risolvono le problematiche collegate alle sottofiltrazioni (piping), arrestando unicamente l’erosione spondale.
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Di fatto l’elenco del patrimonio architettonico e archeologico compreso nelle fasce fluviali esposte al rischio esondazione è consistente, alcuni esempi: Chiesa di Sant’Eusanio (sec.XV), Chiesa di San Francesco (XIII), Palazzo Potenziani (sec.XVI-XVII), resti del viadotto d’epoca romana sul Fiume Velino, Palazzo Fiordeponti, Porta di Santa Lucia (accesso al quartiere di Fiume de’ Nobili), Palazzo Sanizi (sec. XVIII), ex Monastero di San Domenico (sec. XIII), Chiesa e canonica di San Michele Arcangelo (sec. VIII – 1959), esedra di Porta Romana (1937), con la torre isolata di Porta Romana (sec. XVI) e resti romani.
La storia della Città di Rieti si intreccia con la storia della bonifica della Piana Reatina e la realizzazione delle Grandi Dighe sul Fiume Salto e sul Fiume Turano, affluenti di sinistra del Fiume Velino.
Le spaventose alluvioni della Piana Reatina, sintetizzate nel termine assolutizzante di ‘’pianara’’, erano imprevedibili, improvvise, seppur terribilmente attese: in quei giorni la Città di Rieti era assediata dall’esondazione del Velino, con i carrettieri del borgo pronti a trasformarsi in barcaioli o addirittura a trasportare sulle proprie spalle le persone non disposte a bagnarsi per traversare le zone allagate.
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Il 5 dicembre 1923 l’onda di piena del Fiume Salto raggiunge la confluenza con il Fiume Velino che esonda rovinosamente con l’acqua che raggiunge i primi piani delle abitazioni.
La spaventosa inondazione scosse profondamente la popolazione e le autorità cittadine avanzarono domanda al Ministero dei lavori pubblici per la realizzazione urgente dei lavori necessari. Il progetto dei lavori per la difesa dell’abitato di Rieti dalle piene del Turano e del Velino, fu elaborato dalla Sezione autonoma del Genio civile di Rieti, tra il 1925 e il 1928. I lavori furono eseguiti tra il 1929 e il 1930: fu ristrutturato l’argine destro del Turano, all’altezza del ponte della Via Salaria e della Villa Fiordeponti; furono alzati i muraglioni sulla sponda destra del Velino, nel tratto cittadino, e potenziati quelli della sponda opposta; si costruì un sistema di canalizzazione con paratie mobili e impianti idrovori, lungo il tracciato dell’antica “Cavatella” del borgo, per consentire la deviazione delle acque di piena del Velino, direttamente a valle della città; fu avviato il progressivo interramento della Cavatella di Fiume de’ Nobili, con la costruzione della diga, con paratia mobile all’imbocco, a monte dell’antico ponte a due archi di Santa Lucia.
Furono realizzate le palizzate, predisposte su file parallele e internamente caricate con pietrame in blocchi, su tutte le sponde, dal Ponte Cavallotti al ponte in ferro della ferrovia, con sistemazione della Strada consortile della Giorlandina.
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La costruzione delle Dighe sul Fiume Salto e sul Fiume Turano doveva mettere al riparo dalle alluvioni la Città di Rieti, ma dall’entrata in esercizio la gestione dei bacini idroelettrici è stata orientata soprattutto a garantire gli elevati profitti derivanti dalla produzione di energia elettrica.
Le inondazioni dei rioni bassi di Rieti, con conseguente aggravamento dei cedimenti degli argini del Fiume Velino nel tratto urbano e del livello di rischio per la stabilità dei fabbricati minacciati dall’erosione spondale, si ripropongono periodicamente fino ai giorni nostri, con minor intensità rispetto al passato. Gli eventi più significativi: il 18 dicembre 1952, luglio 1954, l’8 dicembre 1959, il 16 febbraio 1976, il 23 dicembre 1982, l’8 dicembre 1992, il 18 novembre 1996, il 6 ottobre 1998, il 15 dicembre 1999 e il 2 dicembre 2010.
L’analisi dei dati meteorologici sottolinea come gli eventi di piena non siano in stretto rapporto con i picchi di piovosità mensili e/o annuali ma risentono delle operazioni idrauliche e dei livelli di invaso dei bacini artificiali del Salto e del Turano.
Tipologia dell’intervento previsto lungo l’argine destro del Fiume Velino, in corrispondenza di via della Verdura (ARDIS, 2011). 
Nel 1972 le competenze per il controllo e la manutenzione degli argini dei fiumi transitano dal Genio Civile – Ministero dei Lavori Pubblici alla Regione Lazio e dopo quarant’anni, all’indomani dell’evento di piena del 2 dicembre 2010, nel luglio del 2011 l’Agenzia Regionale per la Difesa del Suolo – ARDIS avvia i “lavori di messa in sicurezza delle sponde del Fiume Velino nel tratto della Città di Rieti, compreso tra le località “Ponte Cavallotti” e lo sbarramento del Consorzio di Bonifica”.
Gli interventi, ultimati nell’autunno del 2012, sostanzialmente consistono in ripristini spondali mediante palizzate continue di pali di castagno del diametro di 25 cm, lunghi dagli 8-9 m ai 4-5 m, riempite a tergo da ciottoli, ghiaie e sabbie, dragate in alveo, che certamente non garantiscono la messa in sicurezza delle sponde del Fiume Velino e la salvaguardia della Città di Rieti.
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Il Piano di Assetto Idrogeologico (PAI), predisposto dall’Autorità di Bacino del Fiume Tevere, che ha delimitato le fasce fluviali e le aree a rischio inerenti il corso del Fiume Velino, e il Piano Comunale di Protezione Civile di Rieti non pongono la doverosa attenzione alla situazione di fatto dell’area golenale in ambito urbano, esponendo al rischio geologico-idraulico la Città di Rieti, unica nel Lazio, insieme a Roma, a essere iscritta al CIDAC (Associazione delle Città d’Arte e di Cultura d’Italia).
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R. MARINELLI, Provincia di Rieti, 5° Settore – Uff. Patrimoni Culturali, Rieti
R.M.MENOTTI, Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto di Fisica Applicata “Nello Carrara” (CNR- IFAC), Firenze.