FISCO, CGIL: L'AUMENTO IVA COLPISCE LE FASCE BASSE E MEDIO BASSE DEPRIMENDO ULTERIORMENTE L'ECONOMIA

Tonino Pietrantoni CGIL Rieti

Si parla sempre più insistentemente di una riforma fiscale che sposti il prelievo dalle persone alle cose, con un aumento delle aliquote IVA e in particolare con due punti percentuali sull’aliquota minima (oggi al 4%) e un punto percentuale per quella ridotta e quella normale (oggi rispettivamente al 10 e 20%).

Un’operazione che la CGIL giudica sbagliata per molti motivi e che potrebbe nascondere l’intenzione del governo di utilizzare queste risorse per fini diversi o semplicemente per fare cassa in vista della manovra correttiva. Un’operazione che comunque non solo non avrebbe come effetto finale la riduzione della tasse dei lavoratori, ma avrebbe un effetto depressivo sull’economia in generale perché colpirebbe direttamente il consumatore medio e non certo le fasce alte.

Secondo la CGIL l’aumento dell’IVA avrebbe cinque effetti distorsivi immediati:
1) Una scelta sbagliata perché non tiene conto di 11 milioni di contribuenti “incapienti”,
    esenti all’IRPEF e che perciò subirebbero solo l’aumento dell’imposizione sui consumi.
2) Un aumento dell’IVA si tradurrebbe in un incremento “piatto” del prelievo sui consumi rispetto
    ai livelli di reddito disponibile e quindi in un maggior prelievo per le fasce più basse e
    medio basse.
3) Le persone con redditi più bassi che sarebbero più colpite ridurranno ulteriormente i consumi
    anche a fronte di un sicuro amento dei prezzi.
4) L’aumento dell’Iva potrebbe portare a un ulteriore incremento del tasso di evasione ed elusione 
    fiscale.
5) L’effetto finale sarebbe una depressione della domanda interna.

Per la Cgil, la riforma che trasferisce l’imposizione dalle persone alle cose non risolve, anzi peggiora, le distorsioni e gli sbilanciamenti del sistema fiscale italiano, fondate sull’eccesso della diseguaglianza nella distribuzione dei redditi e della ricchezza. Occorre invece una riforma complessiva del prelievo e della redistribuzione attraverso un deciso spostamento del carico fiscale dal lavoro alle grandi ricchezze, alle rendite e alla speculazione finanziaria, ovvero verso risorse e ricchezze oggi parassitarie e improduttive.