CENTRO ONCOLOGICO REATINO, GUNNELLA CISL FP: SFORZO COMUNE PER MIGLIORARNE LE ATTIVITA'

Ospedale De lellis

Se è vero che ogni anno, nella Regione Lazio, si verificano circa 25 mila casi di tumore e, di questi, oltre ottocento si registrano a Rieti, forse sarebbe il caso di iniziare a pensare ai servizi di oncologia e radioterapia dell’ospedale “De Lellis” come ad una necessità imprescindibile e urgente per la sanità reatina, potenziandoli nella dotazione organica e nelle apparecchiature, molte delle quali inutilizzate o sottoutilizzate, proprio per carenza di personale medico ed infermieristico.

L’utilizzazione della metodica presso la radioterapia diretta dal primario Mario Santarelli negli ultimi sette anni è stata largamente inferiore alla media nazionale (30% contro 60%).

Anche l’acquisizione del secondo acceleratore, che il decreto 90 sulla rete oncologica del Lazio qualifica come “necessità assoluta” per effettuare un maggior numero di terapie e soprattutto tecniche complesse, risulta indispensabile per evitare il sovraccarico dei trattamenti routinari e  un aumento della mobilità passiva verso i centri radioterapici limitrofi.
Ad oggi, sono sessanta i malati di cancro che a Rieti attendono (la media ponderata è di circa 3 mesi) di potersi curare. Malati che proprio per il disservizio subito rischiano una perdita della efficacia delle cure.
Tutto questo sta configurando una sorta di emergenza sanitaria e un allarme sociale, peraltro già palesatosi in queste settimane, con i casi di numerosi pazienti reatini costretti a sottoporsi a delicate e dolorose cure fuori provincia.

Il recente decreto sulla rete oncologica del 28 luglio 2010 ribadisce la necessità di garantire l’equità dell’accesso ai servizi ed ai trattamenti, superando la disomogeneità ed i disagi logistici dei pazienti. Al “De Lellis” tutto ciò, purtroppo, non si verifica.
Per la Cisl Fp c’è quindi la necessità di programmare interventi in grado di incrementare quantitativamente e qualitativamente le funzioni del centro reatino, così da evitare che si inneschino meccanismi volti prima al ridimensionamento e successivamente alla dismissione degli stessi.

Il potenziamento dell’oncologia e della radioterapia dell’ospedale deve necessariamente passare attraverso l’attivazione, per entrambi i servizi, del secondo turno lavorativo e, nello specifico per radioterapia, tramite la disponibilità del secondo acceleratore.
Soltanto con l’approvazione, da parte della Regione Lazio, delle deroghe necessarie in pianta organica e del progetto relativo all’acquisizione dell’importante macchinario (costo circa 3 milioni di euro) si potrà fornire finalmente una reale risposta alle necessità esistenti.
Lo stesso dicasi per l’hospice, struttura funzionalmente collegata e di pari importanza rispetto alle altre nel trattamento della malattia oncologica, della quale torniamo oggi a chiedere un rapido potenziamento.

Per far questo, c’è bisogno di una presa di coscienza vera da parte delle istituzioni e delle forze politiche, a tutti i livelli. Di uno sforzo comune in grado di incidere in maniera esponenziale sulle attività del centro oncologico reatino, in relazione alla crescita della prevalenza, cioè della popolazione in vita affetta da tumore.
In altre parole, servono scelte in grado non solo di garantire servizi indispensabili all’utenza, ma anche capaci di fare di Rieti un polo di eccellenza, attrattivo verso realtà extraprovinciali ed extraregionali.