CASSA INTEGRAZIONE, D'ANTONIO: LE COSE NON VANNO POI COSI' BENE

D'Antonio

Abbiamo letto in questi giorni i dati del Centro Studi di Confindustria che darebbero nel nostro territorio un miglioramento del settore industriale vista la forte diminuzione dell’utilizzo della Cassa Integrazione nel primo quadrimestre del 2010 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Pensiamo sia utile non fermarsi ai numeri così forniti ma sia utile entrare più nel merito, perché questi numeri così letti non forniscono un quadro chiaro su quella che è la realtà tanto è vero che la situazione industriale nel nostro territorio non è certamente migliorata.

Il calo della Cassa Integrazione nel nostro territorio non è dovuto ad un miglioramento della situazione ma sono frutto in buona parte dalla fuoriuscita dai posti di lavoro di moltissimi lavoratori.

Basti pensare alle sole procedure di licenziamento di alcune aziende come la Schneider e la Lombardini che hanno fatto si che ci fosse l’uscita di oltre 70 lavoratori e lavoratrici dal ciclo produttivo.

Le stesse aziende avevano fatto ricorso massiccio all’utilizzo della Cassa Integrazione nel 2009, avendo risolto il problema in modo strutturale, quest’anno chiaramente c’è meno esigenza di fare Cassa Integrazione avendo meno personale.

La stessa considerazione si potrebbe fare per le persone iscritte nelle liste di mobilità, infatti, se uno guarda il dato in termine assoluto, nota una forte diminuzione delle lavoratrici e dei lavoratori iscritti nelle liste facendo pensare ad un miglioramento della situazione ed una ricollocazione degli stessi.

Anche qui il dato purtroppo non è frutto di questo ma della perdita del diritto di molte lavoratrici e lavoratori di aziende come la Oliit, la Omicron, l’Inalca ed altre.

In questo caso le lavoratrici ed i lavoratori sono passati da disoccupati con sostegno al reddito, a disoccupati e basta.

Questa precisazione ci tenevamo a farla, non per contestare i dati ma per approfondirli e non fermarsi alla semplice lettura che in questo caso potrebbe trarre in inganno e non rispecchiare quella che è l’attuale situazione industriale.