PRC: LA DESTRA PRIVATIZZA L'ACQUA

Giacomo Marchioni, PRC SE Federazione della Sinistra

Con il decreto del 10 settembre scorso (D.L. 135/09, Art. 15), convertito in legge, il Governo regala l’acqua ai privati: sottrae ai cittadini l’acqua potabile, il bene più prezioso, per consegnarlo, mediante l’obbligo, per gli Enti locali, della messa a gara della gestione del servizio idrico integrato, e conseguentemente, consegna l’acqua ai privati a partire dal 2011, e, quindi, agli interessi delle grandi multinazionali per farne un nuovo business.

L’acqua, per la destra italiana, non è più un bene comune e patrimonio dell’umanità e l’accesso all’acqua potabile non è più un diritto umano fondamentale, universale, degno di protezione giuridica.

Questa legge mercifica e consegna al mercato definitivamente un bene essenziale alla vita, un diritto umano universale, perciò questo provvedimento è inaccettabile.

Non esiste, né può esistere, alcun vincolo tecnico o normativo che impedisca la libera scelta degli amministratori locali verso una gestione pubblica del suddetto servizio.

E’ necessaria una svolta radicale rispetto alle politiche liberiste che hanno fatto dell’acqua una merce e del mercato il punto di riferimento per la sua gestione, provocando dappertutto degrado e spreco della risorsa, precarizzazione del lavoro, peggioramento della qualità del servizio, aumento delle tariffe, riduzione degli investimenti, diseconomicità della gestione, espropriazione dei saperi collettivi, mancanza di trasparenza e di democrazia. In particolare, è necessario cambiare radicalmente il quadro normativo esistente attraverso una serie di iniziative i cui obiettivi sono: la tutela della risorsa e della sua qualità, la ripubblicizzazione del servizio idrico integrato e la gestione dello stesso mediante strumenti di democrazia partecipativa.

Necessario ed urgente è l’inserimento di una corretta politica dell’acqua ai primi posti dell’agenda politica locale, considerando tale risorsa come “bene comune pubblico” attraverso il riconoscimento nel proprio Statuto Comunale il diritto umano all’acqua, ossia l’accesso all’acqua come diritto umano, universale, indivisibile, inalienabile e lo status dell’acqua come bene comune pubblico.

Parimenti, il servizio idrico integrato va riconosciuto come un servizio pubblico locale privo di rilevanza economica e, pertanto, questo principio va riconosciuto con l’inserimento nel proprio Statuto Comunale in quanto servizio pubblico essenziale per garantire l’accesso all’acqua per tutti e pari dignità umana a tutti i cittadini, la cui gestione va quindi attuata attraverso un Ente di Diritto pubblico.

Tale riconoscimento assume il significato di condivisione, gestione e protezione della risorsa e garantisce il “diritto di accesso” a tutte le popolazioni e alle generazioni future, in linea anche con i principi generali introdotti dall’art. 1 della legge 5 Gennaio 1994, numero 36: “Disposizioni in materia di risorse idriche”.

In Italia l’importanza della questione acqua ha raggiunto nel tempo una forte consapevolezza sociale e una capillare diffusione territoriale, aggregando culture ed esperienze differenti e facendo divenire la battaglia per l’acqua il paradigma di un altro modello di società.

Questa esperienza collettiva, plurale e partecipativa e’ il segno più evidente di una realtà vasta e diffusa, di un movimento vero e radicato nei territori, che vuole fermare i processi di privatizzazione portati avanti in questi anni dalle politiche liberiste, che reclama il riconoscimento dell’acqua come bene comune e diritto umano universale da sottrarre alle logiche del mercato e del profitto, che lotta per ottenere la ripubblicizzazione del servizio idrico e la sua gestione democratica e partecipativa.

Per queste ragioni, chiamiamo alla mobilitazione tutte e tutti.

Il Prc di Rieti è da sempre impegnato, con l’azione nei movimenti e quella istituzionale con i suoi rappresentanti Giacomo Marchioni(ex assessore all’ambiente)e il consigliere prov.le Mario Pompei, nella battaglia per la difesa dell’acqua e vuole ricordare che già sette anni fa riteneva necessario affrontare il problema della gestione delle risorse idriche e delle interferenze d’ambito, con una specifica legge regionale che trovava ostacoli in quei soggetti che oggi la richiamano.