Valutazione del comportamento studenti. La memoria della UIL Scuola RUA

Camera deputati

Roberto Garofani ( Segreteria Nazionale Federazione Uil Scuola Rua) il 16 gennaio  presso la VII Commissione Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica, ricerca scientifica, spettacolo e sport del Senato della Repubblica ha tenuto una audizione sul ddl 924-bis  “Revisione della disciplina in materia di valutazione del comportamento delle studentesse e  degli studenti”.

A seguire il testo della audizione: “Il Disegno di legge 924 bis nella parte in cui modifica e introduce ulteriori procedure al Decreto Legislativo n°62 del 13 aprile 2017 in merito alla disciplina in materia di valutazione del comportamento delle studentesse e degli studenti, è degno di attenzione e induce la Federazione Uil Scuola Rua ad esprimere valutazioni in termini critici ma propositivi e ad evidenziare alcuni approcci, propri del Disegno di Legge in discussione, che a parere della scrivente andrebbero rivisti.

L’attenzione posta al comportamento e alla sua valutazione in ambito scolastico, anche alla luce dei vari episodi di violenza e bullismo che la cronaca quotidiana ha posto all’attenzione generale dell’opinione pubblica, è meritevole di considerazione. Come meritevole di considerazione è la sensibilità dimostrata dal Ministro Valditara nei confronti del corpo docente, il cui ruolo educativo, fondamentale in uno Stato democratico, non può essere mai e poi mai oggetto di “violenza” a qualsiasi livello. E’ fondamentale riaffermare che nell’ambiente educativo non c’è posto per nessuna forma di prepotenza, tantomeno di violenza e se il Ministro ha come obbiettivo quello di istituire una cultura del rispetto a scuola non possiamo che essere d’accordo.

Nel merito dei provvedimenti previsti nel Disegno di Legge in discussione la Uil Scuola Rua  ritiene che le sospensioni, così come attualmente in vigore, siano più dannose che utili, perché possono interrompere il processo di apprendimento degli studenti e, in alcune realtà, esporli a rischi maggiori al di fuori dell’ambiente scolastico, soprattutto in quelle realtà territoriali difficili. Condividiamo dunque l’obiettivo del Ministro di prolungare il tempo di permanenza a scuola per i ragazzi che si comportano in maniera non corretta ma esprimiamo contrarietà all’idea di introdurre l’attività di cittadinanza solidale nelle scuole legata all’idea di sospensione dal contesto scolastico di appartenenza. Soprattutto riteniamo che  non debba esserci un processo di acquisizione della consapevolezza di tutte le implicazioni dell’eventuale errore, anche grave in alcuni casi, di cui si siano resi protagonisti studenti, al di fuori della scuola di appartenenza. Riteniamo dunque che qualsiasi iniziativa in un contesto diverso da quello della scuola sia eccessiva e potrebbe avere ulteriore conseguenze negative sul percorso educativo degli studenti coinvolti. La scuola è e rimane lo spazio in cui gli studenti possono apprendere, crescere e sviluppare consapevolezza delle proprie potenzialità e delle conseguenze dei propri errori. È luogo di corresponsabilità e di regole e non luogo di pena. Il problema va dunque risolto a monte, in maniera diversa e all’interno delle scuole focalizzando gli interventi sul piano educativo e non eccessivamente punitivo. Alcune misure presenti, però, andrebbero affrontate diversamente in quanto potrebbero avere conseguenze negative sul percorso educativo degli studenti.

L’allontanamento dal contesto scuola e dal contesto classe non riteniamo che sia utile alla costruzione della consapevolezza di quanto in termini di condotta avvenuto. Infatti è solo la consapevolezza nel contesto generale di appartenenza scolastica che può fungere da rimedio e assumere un connotato educativo per un’intera classe o comunque nel contesto scolastico generale anche per gli altri discenti. Il problema va dunque risolto a monte, in maniera diversa. Va recuperato il rispetto anche verso il personale della scuola, facendo molta attenzione a non parlare di scuola con superficialità, trattandola bene anche attraverso una maggiore considerazione di chi vi lavora. È un processo che parte dalle parole usate da tutti, ogni giorno. E per raggiungere tutto questo è necessario creare una sinergia tra scuola, famiglia e società civile.

La promozione di una scuola inclusiva e democratica deve porre lo sguardo al tema della cittadinanza attiva e solidale, unitamente a quello della didattica e della valutazione. E’ importante infatti porre l’attenzione sulla relazione tra i processi di valutazione e il concetto stesso di cittadinanza solidale che deve essere considerata come  una fondamentale competenza dello studente da realizzare in modo centrale nella scuola contemporanea. La cittadinanza risponde a quei processi pedagogici fondamentali che rappresenta uno degli orientamenti in grado di soddisfare le competenze-chiave per l’apprendimento permanente. Già nel 2006  nella Raccomandazione del Parlamento  Europeo e del Consiglio del 18 dicembre 2006, delle otto competenze suggerite per sviluppare pienamente un quadro di riferimento europeo per il sistema di istruzione e di formazione le ultime tre competenze: 6. Competenze sociali e civiche, 7. Spirito di iniziativa e imprenditorialità, 8. Consapevolezza  ed espressione culturale rappresentano l’architettura culturale di riferimento per promuovere l’educazione alla cittadinanza. In questo senso il problema della pedagogia della cittadinanza si lega al tema della solidarietà che deve essere analizzata in tutta la sua complessità culturale e giuridica.  La solidarietà, la cultura civica e della non violenza, nell’ambito della progettazione del curricolo nella scuola, devono essere considerate non solo come “valutazione del comportamento”, ma devono essere  espressione trasversale sia a livello verticale, nel senso che si possono ritrovare in tutte le dimensioni curricolari del sistema scolastico italiano dalla scuola dell’infanzia alla scuola superiore di II grado, sia a livello orizzontale tra le diverse reti di scuole che si basano sull’autonomia scolastica.

Partendo da tali presupposti, che sono fondamentali per edificare la scuola democratica come una scuola che deve formare gli studenti a una competenza culturale e professionale di un cittadino solidale e non violento, concepire l’idea della sospensione come un qualcosa da attuarsi fuori dal contesto scolastico ci sembra controproducente. La competenza della cittadinanza attiva solidale deve, quindi, svilupparsi  soprattutto come espressione del diritto-dovere della solidarietà e il sistema di valutazione deve sviluppare le sue strategie di analisi e di intervento nella situazione scolastica proprio per definire un profilo complessivo dello studente che presenti una competenza di cittadinanza attiva legata, anche, ai principi di solidarietà e non violenza.

Per formare gli studenti alla competenza della cittadinanza solidale all’interno della scuola dell’autonomia è fondamentale considerarla non solo secondo i comportamenti tradizionalmente considerati: rispetto delle regole, capacità di creare rapporti positivi con gli altri, costruzione del senso della legalità nella comunità di riferimento, sviluppo dell’etica della responsabilità, ma soprattutto come una  specifica competenza nella capacità di orientamento e di risoluzione dei problemi. Riteniamo che ripristinare la cultura del rispetto e riaffermare l’autorevolezza dei docenti nelle istituzioni scolastiche, entrambi obiettivi che si propone il disegno di legge in discussione, debbano essere affrontati alla luce di quanto esposto. In buona sostanza il tema del bullismo o della violenza nel contesto scolastico attiene ad un processo educativo molto più complesso rispetto ad una soluzione, quale quella delle sospensioni da svolgersi fuori dal contesto scolastico.

In ultimo una considerazione sulle modalità, da inserirsi nei regolamenti, riguardo all’utilizzo di strutture, nelle quali svolgere attività di cittadinanza solidale, che debbano essere individuate nell’ambito degli elenchi predisposti dalle amministrazioni periferiche, evidentemente gli Ambiti Territoriali provinciali. Questa ci appare una misura che sarà di complessa applicazione e soprattutto rispetto alla quale non si conoscono quali saranno i criteri applicativi, chi dovrà individuare nell’ambito delle amministrazioni periferiche le strutture, ma soprattutto quali caratteristiche deve avere chi sarà predisposto a tale individuazione e quali competenze, Infine quali siano le linee guida per l’individuazione di tali strutture nel territorio provinciale.

E’ stato importante porre l’attenzione sul tema e di questo va dato atto al Ministro, ma a noi la soluzione appare un po’ troppo frettolosa mentre al contrario avrebbe richiesto una maggiore consapevolezza delle implicazioni pedagogiche, alcune delle quali evidenziate in questa relazione, che avrebbero consentito, anche con l’ausilio di esperti del settore una soluzione diversa soprattutto sul tema, a nostro avviso il più importante del provvedimento, quale quello delle sospensioni”.