Sanità (e non solo), NOME Officina Politica: “Guardare fuori dal Lazio?”

“NOME sta seguendo da vicino la raccolta firme promossa dal Coordinamento per il diritto alla salute, che ha avuto un passaggio importante giovedì scorso nella conferenza stampa in Comune, in cui è stato restituito il risultato di un mese di mobilitazione che ha coinvolto tutta la città e la Provincia (17.500 firme!).

Un impegno, quello delle Associazioni, che inizia già dal 2014, anno in cui, inascoltate, avevano posto all’attenzione della politica la pericolosa china su cui si stava indirizzando la nostra sanità “di periferia”, con scelte che hanno condotto alla situazione attuale, in cui un unico ospedale, ridimensionato, serve una provincia tra le più complesse d’Italia, montuosa e scarsamente servita da infrastrutture.

Al di là delle considerazioni espresse dal Coordinamento, e delle soluzioni immediatamente praticabili per evitare il “colpo di grazia” della nostra sanità, un aspetto vogliamo approfondire.

Abbiamo percepito, nelle parole dei relatori, rabbia e disillusione rispetto alla sordità della politica che sarebbe chiamata a collaborare in maniera unitaria per la tutela degli interessi dei cittadini del nostro territorio. Da anni. E che oggi ancora non comprende quello che dovrebbe essere il suo ruolo, rendendosi interprete di un “sentimento identitario”, ancor prima che portatrice di una “appartenenza politica”, sempre legata alle dinamiche romanocentriche.

E’ aleggiato il sentore della voracità dell’area romana rispetto alle aree periferiche. Ad esempio, alla illustrazione della situazione specifica per cui l’ospedale San Filippo Neri, “buco nero” della sanità romana, sarebbe il primo beneficiario della riduzione dei servizi erogati al De’ Lellis, l’uditorio è esploso in un applauso liberatorio quando qualcuno ha esplicitato questa sensazione di “scippo”.

E quella domanda, da tutti scansata: “Cosa dovremmo fare? Andare in Umbria?” che ricorre spesso nelle discussioni quando si pone la questione del rapporto con l’area romana, cova sotto la cenere, aspettando il colpo di vento inaspettato che potrebbe finalmente dare fuoco ai mille “se”, “però”, “chissà”.

E’ giunto il tempo di porsi il tema della difesa e sviluppo di Rieti non solo su considerazioni di natura partitica, ma attraverso valutazioni di omogeneità e progettualità territoriale. Va ridiscusso, con un serio ragionamento di “costi/benefici”, il senso dell’appartenenza di Rieti ad una Regione, il Lazio, che ci tiene avvinghiati, insieme agli interessi di un limitato numero di persone e a logiche di partito, attorno a valutazioni che poco hanno a che vedere con le opportunità che la Capitale può offrire a Rieti, e di cui al contrario, oggi cogliamo solo le negatività.

Una valutazione che riguarda anche la applicazione di un diverso modello di sanità regionale, guardando all’Umbria che oggi è tra le Regioni di eccellenza per i livelli di assistenza e progetta la apertura di nuovi ospedali (ultimo, il via libera all’ospedale Narni-Amelia per 140 posti letto).

Per NOME Officina Politica, il tema, espresso nel convegno dello scorso Novembre insieme a Unione Civica per Terni ed altre associazioni ternane e reatine, è “Oltre Rieti e l’Umbria, per una nuova politica oltre i confini”, dal quale rilanciamo l’esortazione da parte dell’assessore alle politiche di sviluppo e di area vasta di Terni Enrico Melasecche, ad una collaborazione organica tra le realtà di Rieti e Terni.”

NOME Officina Politica