PIETRANTONI E D'ANTONIO CGIL SULLE DICHIARAZIONI DI ALESSANDRO DI VENANZIO

D'Antonio e Pietrantoni CGIL Rieti

Dopo l’intervista rilasciata alla stampa locale, qualche giorno fa, dal Presidente delle piccole industrie Alessandro Di Venanzio e l’ulteriore suo intervento di ieri sulla vicenda che vede contrapposti i lavoratori ed il Sindacato alla Seko, non possiamo non fare alcune considerazioni sulle cose che lui ha dichiarato in entrambe i casi.

Diciamo subito in premessa che lo spirito di queste nostre considerazioni non sono per polemizzare ma per aprire una discussione su ciò che serve veramente al nostro territorio. Se quindi è positivo che si parli, c’è da domandarsi però dove erano quando come organizzazioni sindacali rivendicavamo interventi specifici per il nostro territorio, come il riconoscimento dello stato di crisi. Purtroppo il tempo non è indifferente e non aver guardato alle conseguenze che si sarebbero create dopo l’uscita di Rieti dalla cassa del mezzogiorno, ha avuto effetti devastanti.

Non ricordo allora un’alzata di scudi da parte degli industriali reatini, anzi lasciarono il sindacato da solo a difendere il territorio. Certo adesso sentirsi dire che non bastano le manifestazioni con le bandiere sulla salaria per risolvere i problemi, ci sembra un pò ingeneroso per tutti quei lavoratori che manifestano quotidianamente per difendere il proprio posto di lavoro.

Vorremmo solo ricordare che grazie alle iniziative dei lavoratori reatini e grazie anche alle loro bandiere, si sono conquistate cose per il territorio, vedi l’87/3c conquistato nel 2006 con la vertenza Alcatel-Ritel. Anche il riconoscimento di crisi industriale complessa per l’area dell’innovazione del Reatino si sta ottenendo con le lotte dei lavoratori della Ritel.

Tra l’altro le cose dette da Di Venanzio su ciò che servirebbero per rendere competitivo il territorio, parlando anche del costo del lavoro, meritano attenzione e considerazione. Avrà però sicuramente letto gli ultimi dati dell’ocse che dicono che i salari dei lavoratori italiani sono al 22 posto su 24 paesi. Possibile che il confronto si fa con paesi come la Tunisia e la Cina e non si fa con paesi come la Germania e la Francia! La competizione delle nostre aziende la dobbiamo fare sulla capacità di innovazione e sulla qualità di ciò che producono e non sul costo del lavoro caro Di Venanzio, altrimenti troveremo sempre qualcuno in grado di produrre a prezzi più bassi dei nostri.

E poi dire che serve un contratto più elastico é veramente esagerato, non vorremmo banalizzare ma ai lavoratori reatini manca solo un elastico da dare agli imprenditori, quello delle mutande, sperando che alla fine si accontentino. In un territorio dove non si crea più un posto stabile nemmeno a pagarlo oro e dove quasi l’80% dei nuovi assunti sono precari, figuriamoci se servono contratti più elastici.

Cogliamo alla fine però l’aspetto positivo dell’intervento di Di Venanzio e cioè il fatto di aver gettato un sasso nello stagno e dobbiamo dire: finalmente. Se poi Unindustria Rieti vuole aprire veramente un confronto serio con la Cgil, la Fiom e credo tutte le altre OOSS, sulle priorità del territorio e gli strumenti necessari per far uscire questo nostro territorio dalla crisi, avrà sicuramente tutta la nostra disponibilità.

Rispetto poi alla vicenda Seko, vorremmo ricordare a Di Venanzio che è proprio Confindustria, di cui lui è un autorevole esponente sia locale che nazionale, che sostiene di favorire la contrattazione aziendale per far recuperare il potere d’acquisto ai salari.

Di questo posso garantirgli che ne hanno veramente bisogno anche i lavoratori della Seko. Se poi si vuol sostenere che l’importante è lavorare ed a qualsiasi condizione, possiamo dirgli tranquillamente che non siamo d’accordo.

Comunque prendendo per buone le sue ultime affermazioni sulla necessità di aprire un confronto, lo invitiamo a farsi da promotore e far giocare un ruolo anche alla Confindustria locale. Dunque rinnoviamo il contratto anche alla Seko, così che la discussione diventi reale e innovativa nei fatti.