Carne infetta, coinvolti anche alcuni allevatori della Sabina

Nell’indagine, denominata “Lio”, condotta dal Nas di Perugia sono coinvolti a vario titolo sei veterinari, tre autotrasportatori e cinquantasei allevatori tra i quali uno o più della Sabina.
I Carabinieri hanno ricostruito quella che ritengono sia una vasta organizzazione criminale sulla presunta falsificazione di passaporti e marche auricolari che permetteva l’introduzione sul mercato anche di bovini di razza ed età diverse da quelle certificate dai documenti ed anche colpiti da malattie infettive, alcune trasmissibili all’uomo.
Sembra che alcuni allevatori della provincia di Rieti ospitassero nelle stalle i bovini provenienti dalla Puglia per poi trasferirli in altre province dopo l’opportuna contraffazione dei documenti da parte dei veterinari.
Nella prima fase dell’indagine avviata nel 2011 è stato individuato il presunto traffico illecito di bovini malati nati soprattutto in aziende dell’Italia meridionale, che venivano poi avviati alla macellazione grazie all’intermediazione di un’azienda di Perugia e di un’altra di Arezzo e di veterinari che producevano certificati sulla salute degli animali.
Al termine di questa prima fase sono state sequestrate quattro aziende agricole e 500 bovini, subito abbattuti e distrutti, per un valore commerciale di 2milioni e mezzo di euro.
I Carabinieri del comando per la Tutela della Salute, durante la conferenza stampa hanno confermato che l’eventuale rischio di contagio per l’uomo viene comunque scongiurato dalla cottura o dal congelamento della carne.
Dopo i primi 500 capi abbattuti sono ora in corso gli accertamenti sanitari su altri 100 animali rintracciati con la documentazione risultata irregolare.