1° premio per Azzurra Seresi al Concorso Letterario Alda Merini sezione Prosa

Primo premio per Azzurra Seresi, dell’Istituto Comprensivo Malfatti, al Concorso Letterario Alda Merini, sezione Prosa Secondaria Primo Grado.

LA BELLEZZA DELL’IMPERFEZIONE

Mi trovo seduta nel sedile posteriore dell’auto, mantengo il busto eretto e appoggio annoiatala testa sul finestrino. Sono con i miei genitori, mia sorella e mio fratello. Solo quando utilizzo i mezzi di trasporto evito di usare il telefono perché altrimenti rischio di soffrire di “mal d’auto”. Per il resto esso accompagna ogni mia azione quotidiana, facendomi estraniare da ciò che mi circonda. Alla radio inizia a suonare “Don’t Look Back in Anger” degli Oasis, e la mia mente si riempie di mille pensieri, creando un groviglio di riflessioni. Alzo lo sguardo e vedo i balconi adornati con luci colorate e decorazioni natalizie; attraverso alcune finestre intravedo alberi di Natale alti e maestosi. Sbirciando in un’altra finestra, noto due signori che danzano in armonia, guardandosi con affetto. Sembrano amarsi profondamente, probabilmente sono sposati da molti anni e il loro legame è evidente. Tuttavia, li perdo di vista quando il semaforo diventa verde e la macchina riprende a muoversi. Di lato alla pista ciclabile, una bambina si china, raccoglie un ciclamino e corre verso la sua famiglia; fiera, lo porge a suo padre, che le dà un bacio. Rimango colpita quando vedo un ragazzo, più o meno della mia età, che si precipita per aiutare una signora anziana a cui è caduta la busta della spesa.

In ginocchio, raccoglie un oggetto alla volta e lo sistema. Mentre l’automobile avanza, apro il finestrino e mi volto indietro per continuare a osservare la scena che mi ha colpito; la signora sorride al ragazzo e si avvicina a lui per dargli una carezza, deduco come gesto di ringraziamento. Rivolgo lo sguardo in avanti e nel riflesso dello specchietto vedo il bellissimo sorriso di mia madre che mi guarda con occhi pieni di complicità. Poi si volta verso mio padre e percepisco la chimica che esiste tra di loro. Mentre canto, o meglio, solfeggio sulle note della canzone, l’inglese non è il mio forte, i miei fratelli canticchiano insieme a me. Attraversiamo il centro della città che mi sembra quasi surreale. Provo una forte emozione, ma inizialmente non ne percepisco la provenienza. Vedo uscire da un bar una madre con il suo bambino, che tiene in mano un cono gelato e lo gusta con piacere. È freddo, ma la donna ha voluto assecondare la richiesta bizzarra, “fuori stagione” di suo figlio. Il bimbo è felice. Chi non è felice quando mangia il gelato al proprio gusto preferito? Mio padre fa una piccola sosta, deve fare una commissione e io colgo l’occasione per continuare a osservare quel bambino. Si sporca con il gelato, ma sua madre non lo rimprovera, anzi, gli sorride e lo accarezza dolcemente. Incrocio lo sguardo del piccoletto e rimango affascinata dal colore dei suoi occhi. Associo le sue iridi di un blu intenso al colore del mare limpido, e mi sovviene una pacata felicità che si armonizza con la bellezza, quella vera. Comincio allora a riflettere su come i social e le tecnologie abbiano portato a estraniarmi.

Mi hanno fatto considerare scontati ogni gesto e ogni momento, portandomi a seguire modelli sbagliati e a dimenticare le meraviglie del nostro pianeta. Tante sono le volte che ho preferito restare in casa a guardare il telefono piuttosto che uscire in giardino ad ammirare le bellezze che mi circondano. Si dovrebbe valorizzare ciò che si ha; tendiamo a volere sempre di più, seguendo i modelli proposti dai social network, ma non facciamo mai lo sforzo di voltarci e apprezzare ciò che possediamo, anche la cosa più banale. Comincio a sentirmi in colpa per tutte le volte che ho detto a mia sorella che non potevo giocare con lei perché “avevo da fare”, quando in realtà ero sdraiata sul letto, affascinata dai contenuti proposti dalle tecnologie avanzate. Spesso i social ti intrappolano; vorresti fare altro, ma sono creati apposta per tenerti incollato a uno schermo, e la maggior parte di noi ci casca, come ci sono cascata io.

La strada che percorro è sempre la stessa, la faccio almeno tre volte a settimana, eppure oggi sembra diversa, più magica, più bella. Sul marciapiede vedo una decina di persone. Notando una coppia di anziani che tiene per mano due bambini, probabilmente i loro nipotini, mirendo conto di quanto siano belli. Mentre rifletto su tutto il tempo sprecato, mi prometto di non perdere mai più un singolo istante utilizzando il telefono invece di godermi la compagnia dei miei nonni, le anime più pure che conosco. Sicuramente il tempo perso è tanto, ma ce n’è ancora per recuperare e rendere speciale e memorabile ogni istante, iniziando ad amare le cose che valgono veramente. Quando ero piccola, ad esempio, amavo annusare le pagine di un libro appena comprato, e questo lo avevo dimenticato, perché è da molto, forse troppo tempo che non dedico parte del mio tempo alla lettura. Durante questo breve viaggio, mi rendo conto che passiamo la vita alla ricerca della perfezione e dell’eccellenza, mentre ciò che abbiamo sempre desiderato è in realtà l’imperfezione.

La vera bellezza non è l’assenza di difetti, ma è quella quotidianità, l’attenzione per le piccole cose. È meraviglioso svegliarsi col profumo del caffè che si diffonde nell’aria. È bello, quando la sera del tuo compleanno, qualcuno di speciale aspetta la mezzanotte per farti gli auguri. È piacevole svegliarsi con una dolce carezza di tua madre sul viso e ridere fino a perdere il fiato con le persone che ami di più. Alla fine, la bellezza è sinonimo di caos, così, anche il traffico, appare meno insopportabile. Comincio ad apprezzare i semafori rossi perché mi danno la possibilità di alzare lo sguardo, rendendo ogni cosa intorno a me più vera e affascinante. La vera bellezza è quando ti macchi la maglia bianca con il sugo, ma tua nonna la pulisce prima che tua madre se ne accorga. La bellezza più pura risiede nei difetti di ogni individuo e negli ostacoli che la vita ci presenta, non per intralciarci, ma per garantire che nulla nella nostra vita sia monotono o noioso. La vera bellezza è piangere, purché si diventi più forti e determinati, pronti a superare qualsiasi difficoltà. È il buio che rende tutto luminoso dopo. È ogni situazione che inizialmente può sembrare spiacevole, ma che si trasforma in qualcosa di magnifico. Finalmente, arrivo a destinazione. Scendo dall’auto con un sorriso a trentadue denti e corro ad abbracciare mia madre, felice. Sono contenta anche se ho incontrato tanti semafori rossi e tanti passaggi a livello chiusi perché questa è la vera bellezza. Sono felice perché tutto intorno a me appare grandioso e ora so qual è la bellezza più autentica