PAGGI: RIMBORSO DELLA TARSU A CASSAINTEGRATI E DISOCCUPATI

Ivano Paggi Fli Rieti

Nella discussione e nella successiva approvazione del Bilancio previsionale 2010, tra i vari emendamenti presentati ed accolti dal Consiglio Comunale con ampio voto favorevole, è stato riconosciuto il rimborso della tassa TARSU del 50% ad una serie di categorie, cosiddette svantaggiate, con i seguenti requisiti:

a) Presenza nel nucleo familiare di uno o più componenti in condizioni di svantaggio lavorativo verificatesi o perduranti nell’anno 2010, dipendenti dalla crisi o da carenza occupazionale: cassaintegrati a 0 ore per almeno 6 mesi, iscritti nelle liste di disoccupazione da almeno 6 mesi ed iscritti nelle liste di mobilità per uguale periodo;

b) Reddito familiare complessivo che non superi i 10.000 euro di redditi ISEE.

Altra condizione essenziale ai fini del rimborso è la presentazione, entro il 20 gennaio 2011, di istanza corredata della documentazione attestante la sussistenza dei requisiti richiesti.

Il fatto che tale provvedimento riguardi almeno un migliaio di nostri concittadini (all’incirca 700 in mobilità e 300 in cassa integrazione) testimonia, purtroppo in minima parte, le gravi difficoltà che continuano ad attanagliare l’intero sistema economico, produttivo ed occupazionale del territorio.

Per cui, se da una parte, giudico il provvedimento relativo alla riduzione della TARSU, da me fortemente voluto, come un atto dovuto ed un obbligo morale da parte di chi amministra la cosa pubblica, dall’altra non posso che constatare amaramente che lo stesso beneficio rappresenti soltanto una goccia nel mare magnum della situazione generale, da affrontare con ben altro sforzo ed impegno collettivi; quindi diminuendo le iniziative estemporanee, spesso infruttuose, a fronte di una crescita esponenziale di azioni unitarie che raggruppino tutte le forze politiche, produttive, istituzionali e sindacali del Reatino.

Ritengo, pertanto, imprescindibile il rilancio del tavolo di concertazione già esistente, e legato a quel Patto del Lavoro originariamente siglato nel 2006 e successivamente integrato, stralciato e modificato, perché la “Questione Rieti” possa essere affrontata coralmente, fino ad arrivare al pieno, e finalmente convinto coinvolgimento delle istituzioni regionali. La mia è, se così può essere definita, una vera e propria “chiamata alle armi”, in cui appare scontato azzerare qualsiasi interesse di parte e rivolgere lo sguardo all’obiettivo unico di attenuare, se non salvare, un fenomeno “desertificazione” che produce solo abbandono, disoccupazione e disagio sociale. Non mi sembra ci siano alternative, se non rassegnarsi nell’immediato futuro a contare le realtà produttive costrette alla chiusura, con una periodicità sempre più ravvicinata.

Un tracciato, quello sopra indicato, da attivare, quindi, in tempi rapidissimi, per opporsi ad una crisi sempre più opprimente che, davvero, non ammette più tentennamenti o rinvii di date.
Oltre alle
problematiche più stringenti, tale accelerazione appare ancora più motivata se giustificata anche dalla necessità di creare condizioni più accettabili per le generazioni future, altrimenti condannate, ben che vada, a dimenticarsi del proprio territorio come base naturale per affrontare una vita normale, fatta di lavoro, famiglia ed affetti.