Renzo Di Mario – L’Abate di Farfa, Ugo il Grande

Renzo Di Mario ha pubblicato, ottenendo notevole successo anche in ambito nazionale, i libri “Viaggio nel Medioevo Sabino” e “Rieti e la Sabina agli albori dell’unità d’Italia”. E’ autore di poesie, saggi ed articoli giornalistici di storia, letteratura ed attualità, pubblicati in vari periodici ed in riviste culturali. Ha tradotto ed interpretato gli statuti medievali di vari comuni sabini.

L’ABATE DI FARFA
UGO IL GRANDE

Ho voluto in maniera intensa e sintetica, nel quadro di una età di trapasso e di crisi a cavallo dell’anno mille, la vicenda esistenziale di uno dei più celebri personaggi del Medioevo Sabino “l’Abate di Farfa Ugo”.

Nato ad Antrodoco da una famiglia influente e facoltosa, quale fu quella di Marsi, che dominava allora l’alta Sabina e parte dell’Abruzzo, entrò giovanissimo nel monastero di S.Quirico nei pressi di Micigliano.

Per ottenere la nomina ad Abate di uno dei più celebri monasteri benedettini d’Europa, non ci sarebbe stato bisogno, date le elevate doti di cuore e di intelletto del giovane monaco, dall’illecito versamento di una sostanziosa tangente al Pontefice Gregorio V.

Per tale peccato di simonia egli ebbe a pentirsi amaramente nel corso di tutta la vita. In uno dei periodi travagliati della storia della Chiesa, Ugo fece di Farfa uno dei centri di più alta spiritualità d’Europa; introducendo la riforma Cluniacense, le più elette consuetudini ed i più fervidi modi di vita e di genuina osservanza della regola benedettina. il monastero restaurato ed abbellito, anche nelle strutture esterne, oltre che centro di vita culturale ed operosità spirituale, sede di sontuose cerimonie liturgiche e di autentica solidarietà sociale dove si manifestava intensa la dottrina dell’accoglienza delle povere e diseredate genti della Sabina, fu meta prestigiosa e continua di importanti personaggi, Papi e Imperatori compresi.

Ugo aveva a disposizione un esercito, una flotta che stazionava a Civitavecchia, e si avvaleva di ottimi avvocati, valenti giuristi e notari che operavano nel palazzo giustizia ubicato fuori dalle mura del monastero.

Per difendere i diritti del monastero cenobita non esitò ad affrontare anche con durezza personaggi violenti e scomodi quali furono i nobili romani e i signorotti sabini di allora. Il patrimonio del monastero raggiunse con lui l’apice del prestigio e della notorietà.
A Farfa si stipularono frequenti ed utili enfiteutici e donazioni.