LA RUBRICA DI ANGELITA – Nessun elogio a chi commette violenza

Sabato 23 ottobre, nuovo appuntamento su Rietinvetrina con la rubrica quindicinale curata dal Centro Antiviolenza Angelita di Rieti LA RUBRICA DI ANGELITA. Oggi l’articolo è a fir a di Federica Festuccia (nella foto).

<<Nessun elogio a chi commette violenza: la violenza va solo condannata, la vittima non è mai colpevole.

“Siamo d’accordo – ha scritto Feltri – bisogna condannare Genovese se ha stuprato. Però un pizzico di ammirazione egli lo merita: ha s….. una ragazza per 20 ore. Il mio record è 6 minuti lordi».

Queste le parole del giornalista bergamasco, Vittorio Feltri, in merito al caso di Alberto Genovese. Il tweet è rapidamente scomparso ma qualcuno ha fatto in tempo a immortalarlo via screenshot e a ripubblicarlo, tanto che il topic #Feltri è diventato tra le tendenze di Twitter.

L’imprenditore Alberto Genovese da poco meno di un anno è in carcere accusato di violenze sessuali perpetrate ai danni di due ragazze durante feste a base di alcol e droga e la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio con l’accusa, oltre che di violenza sessuale aggravata, anche di cessione di stupefacenti.

Il caso Genovese non è l’unico caso di violenza di cui il nostro Paese, purtroppo, è stato macchiato; si pensi anche a Ciro Grillo, il figlio del leader pentastellato accusato, insieme ad alcuni amici, di stupro di gruppo ai danni di una ragazza conosciuta in vacanza in Sardegna nell’agosto del 2019.

Questi casi di violenza (e molti altri), che portano inevitabilmente dolore, sdegno, ingiustizia sono accompagnati anche da un atteggiamento che li accomuna e che è profondamente disumano e vergognoso, che si sostanzia nel voler a tutti i costi trovare il lato “ironico” e scanzoniero della vicenda per far sì che il carnefice sia un po’ meno carnefice, a maggior ragione se porta un cognome conosciuto, che non deve essere sporcato. Ciò che rileva nella maggior parte dei casi di violenza a cui assistiamo, purtroppo quasi quotidianamente, è che della vittima si dubita sempre.

Lo stupratore non è mai esclusivamente responsabile per la violenza ma è chi l’ha subìta che esagera nel raccontare i fatti, che ha la colpa di aver peccato di troppa ingenuità o di aver indossato un abbigliamento troppo provocante e, in fin dei conti, “ci stava”. Ecco, questo comportamento assolutamente misogino, volgare, ingiusto, meschino, riprovevole e codardo porta la vittima ad essere tale due volte, a subire una doppia violenza. Purtroppo, questo atteggiamento si ripete ogni volta e a rendere ancora più triste questa situazione è il fatto che, spesso, è stato attuato anche all’interno delle aule di tribunale, da cui sono state emesse sentenze assurde che tendevano a giustificare il comportamento violento del soggetto stupratore e a rendere la vittima sua collaboratrice. Basti pensare alla sentenza di fine anni ’90 che riteneva che la vittima non avesse subìto violenza sessuale ma anzi fosse consenziente, perché quando era avvenuto il fatto la donna indossava dei jeans e, si sa, i jeans sono un indumento difficile da togliere perciò la vittima avrebbe sicuramente collaborato a tal fine. Così facendo, dunque, le vittime sono vittime due volte e non dovremmo permetterlo.

Perché lo permettiamo? Perché permettiamo di assumere questo comportamento a chiunque, ai tribunali, a giornalisti conosciuti, ai vicini di casa?
Dobbiamo sempre indignarci di fronte a queste ingiustizie , uomini e donne, dobbiamo farlo per la nostra dignità, per quella di chi ha subìto violenza, per chi ha avuto la fortuna di non averne subìta (perché chi non ha subìto violenza in questo mondo è da considerarsi quasi un privilegiato! ).

Dobbiamo iniziare a cambiare questo modo di pensare e di agire, cominciamo dai piccoli gesti quotidiani, iniziamo ad indignarci se queste parole vengono pronunciate dal vicino di casa, da un parente, da un amico, da una persona di nostra conoscenza.

Non possiamo e non dobbiamo fingere di non vedere, di non sentire, perché questo modo di agire e di pensare offende tutti noi indistintamente e, maggiormente, chi ha avuto la sfortunata coincidenza di incontrare lungo il suo cammino un essere umano crudele. Non ci sono scriminanti per chi commette violenza, non c’è nessun cognome da difendere e la vittima non è mai colpevole, mai.

Che non si facciano elogi a chi compie atti di violenza. Con il CAV Angelita abbiamo trattato questo tema nel primo webinar tenuto nei mesi scorsi, perché è una tematica a cui teniamo molto e non ci stancheremo mai di ripetere quanto tutto ciò sia ingiusto.

Il Centro Antiviolenza Angelita sito in via delle Stelle n. 24 è attivo 24h e resta a disposizione delle donne prenotando un appuntamento al numero 377 6979546>>.