LA RUBRICA DI ANGELITA – La Superficialità ed il cattivo gusto anche nell’arte generano offesa verso le donne

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E’ di qualche giorno fa la notizia dell’inaugurazione della statua della Spigolatrice di Sapri che ha destato molte polemiche facendo giustamente gridare allo scandalo sessista.

E’ per questo che appare necessario fare qualche riflessione che ci guidi al fine di approfondire il problema. Lo scandalo deriva dal fatto che questa lavoratrice dei campi è raffigurata in abito succinto,
secondo l’attuale canone estetico e non secondo il gusto ottocentesco.

Ora, la storia dell’arte, dall’antichità ai giorni nostri è piena di nudi femminili, in cui le cosiddette curve sono ben messe in evidenza. Potremmo dire, forzando la mano ed anche di molto, in chiave maschilista, che tutti questi nudi rivelano la fascinazione del corpo femminile sugli artisti, corpo percepito non solo come oggetto erotico, ma corpo come oggetto estremamente complesso dal punto di vista della forma, dei volumi, delle ombre e della luce, che pone tutta una serie di problemi formali da risolvere nel momento in cui lo si rappresenta.

Perché allora il nudo della Spigolatrice è scandaloso e sessista, dopo che abbiamo visto i nudi di Manet, di Munch, di Klimt, di Schiele e tantissimi altri? Il problema, in questo caso, spiega la storica dell’arte Chiara Savattieri è il decorum ovvero, per dirla con le parole della studiosa, “una categoria rinascimentale, ma di origine antica, derivante addirittura dalla teoria degli ordini architettonici vitruviana, secondo cui una forma deve essere “adatta” alla funzione che deve svolgere e al soggetto raffigurato.”

Orbene La Spigolatrice, non è stata raffigurata bene dall’artista il quale con la sua opera “non ha centrato il soggetto descritto dall’autore della poesia e cioè una donna umile e coraggiosa, che sposa la causa antiborbonica e che sfida anche la consuetudine per cui gli uomini combattono e le donne stanno a casa”. Ed invero, quando leggo la poesia di Mercantini, vedo, davanti a me, una donna coraggiosa, anticonvenzionale, che combatte per un mondo migliore, con gli occhi tristi per l’imminente sacrificio della propria giovane vita che l’attende e non una soubrette della televisione.

Precisa la storica che, “nell’arte contemporanea il decorum non esiste più come criterio, ma poiché”, siamo in presenza di un’opera a destinazione pubblica che ha una funzione celebrativa, di questo un artista deve sempre tenere in conto”. E prosegue la Savattieri che ogni artista “può sentirsi libero, però in qualche modo deve rendere il suo soggetto riconoscibile” e ciò con riferimento alla statua della Spigolatrice di Sapri “anche a chi ad esempio ignora la poesia”.

L’artista per la storica Sabattieri “poteva certo rifiutare la verisimiglianza storica, ma per darci una interpretazione nuova, per farci vedere il soggetto sotto un punto di vista originale” di fatto invece ciò non è accaduto tanto che lo stesso “invece cade nella più bieca banalità e nella ripetizione di un presunto canone estetico quale viene propinato dai mezzi di comunicazione di massa”.

“Ora le opere d’arte, non devono per forza essere “politicamente corrette” , tuttavia in un’opera pubblica, il problema del contesto culturale un artista se lo deve porre.” Pertanto concludendo, “rappresentare una donna oggi in una statua ha un significato molto diverso rispetto ai secoli passati. Rimproveriamo dunque all’artista la banalità della sua scelta, o meglio, la la superficialità ed anche il cattivo gusto”.

Come avvocatessa, ho voluto per questa volta trattare un tempo uscendo dal campo giuridico, resto a disposizione delle donne presso il centro Antiviolenza Angelita sito in via delle Stelle, 24. E’ sufficiente prendere un appuntamento al numero 377 6979546, attivo h24.