CICCHETTI E LA QUERELLE DELL'ASSESSORATO

Antonio Cicchetti

L’improvvisa, improvvida tempesta di dichiarazioni legate alla figura dell’Assessore che sarà destinato a rappresentare la Provincia di Rieti, impone urgenti e definitivi chiarimenti.

Se c’è qualcuno che avrebbe titolo a coltivare ogni forma di protesta per l’esclusione dalla Giunta Regionale è lo scrivente che, dopo due mesi di intenso lavoro e senza demerito, è stato revocato con la scusa delle quote rosa.

Contro questa decisione militano, infatti, almeno tre buone ragioni:
a) chi scrive è portatore di un’esperienza trentennale in campo amministrativo;
b) questa lunga attività non ha mai subito censure penali;
c) il consenso elettorale è stato di tale portata da collocare chi scrive al primo posto in Italia nel rapporto percentuale tra preferenze ottenute e voti validamente espressi dall’intero corpo elettorale del collegio.

Ciò nonostante, il senso di responsabilità nei confronti del neonato partito, il doveroso rispetto per gli interessi del territorio e la ferma convinzione che i "crucci" dei politici non trovino, giustamente, albergo presso alcuno, ha spinto chi scrive a moderare e contenere la legittima protesta dei tanti amici che lo avevano sostenuto e ancora non si rassegnano all’idea di essere stati espropriati del voto.
Le quasi novemila firme raccolte in un mese estivo in calce alla petizione "Pro Cicchetti Assessore" da tanti volontari – tra l’indifferenza o la manifesta ostilità di alcuni settori del partito – testimoniano, d’altronde, il perdurare di questo diffuso stato d’animo e valgono politicamente ancor più delle quattordicimila preferenze riportate nella consultazione di marzo.

Una cosa è, infatti, esprimere il voto nel segreto della cabina elettorale, altro è firmare pubblicamente esibendo documenti di identità personale di fronte a gente spesso sconosciuta.
È quantomeno sorprendente, invece, che rivendichi l’assessorato chi è stata eletta senza doversi battere poiché inserita in quel listino nel quale la segreteria regionale aveva riservato a Rieti il posto per "una donna di F.I.".
In quell’ambiente fu individuata una giovane di Torricella in Sabina prontamente scalzata dalla frenetica attività di accreditamento che la Nobili svolse a proprio vantaggio.

Un bel regalo il posto nel listino, che lo scrivente rifiutò pubblicamente, al quale però non può seguirne immediatamente un altro!

E ci sono almeno tre buone motivazioni per smantellare le polemiche irresponsabilmente trasferite in questa settimana sui giornali:
a) non ci fu nessuna consultazione ne, tantomeno, correlata reazione quando la Nobili fu inserita nel listino; si sapeva che quel posto spettava agli ex di Forza Italia e loro decisero autonomamente;
b) l’assessore forzista di Viterbo è stato sostituito da una donna targata F.I.: per raggiungere tale obiettivo non è stato consultato alcun organo di partito né si è scelto tra una rosa di candidate; non è ben chiaro perché a Rieti, dove la Polverini potrà scegliere tra più persone che in A.N. hanno svolto attività politica e amministrativa per anni, dovrebbe accadere altrimenti;
c) non c’è nessun monarca che decide, ma sarà la Presidente della Regione a farlo. Se la Nobili, anziché svolazzare sul palco, fosse stata attenta a quel che si diceva nel comizio del 23 giugno – quando una folla paragona bile solo a quella intervenuta nel 2007 per Berlusconi gremiva piazza del Comune – avrebbe capito che lo scrivente aveva respinto l’esplicita proposta di segnalare, per l’assessorato, la figlia o la segretaria.

Si era espresso, cioè, in direzione esattamente opposta a scelte di sapore monarchico che il partito era disposto ad accettare in virtù dello straordinario successo personale riportato alle elezioni.