ASSESSORATO CICCHETTI, RAMMARICO DE LA DESTRA

Elezioni politiche 2013 - La destra Storace

La Federazione reatina de La Destra esprime il suo rammarico per la ventilata revoca della delega alla Cultura che potrebbe essere operata dalla presidente della Regione Renata Polverini nei confronti dell’assessore regionale Antonio Cicchetti.

"Il nostro è un rammarico – spiega Vittore Antonini, segretario provinciale del partito – che si muove su più piani. Il primo, ovviamente, è quello che, al dilà di ogni possibile differenza, si basa sui rapporti umani. Non è piacevole assistere a una revoca motivata esclusivamente dalla necessità di piazzare in alcuni posti decisionali rappresentanti di un partito (l’Udc) che si diverte giocando all’altalena (una volta col Pdl, un’altra con i Ds) attuando in effetti ricatti politici degni di un passato che ritenevamo ormai se non seppellito almeno superato".

"In secondo luogo – continua Antonini – c’è il senso dell’appartenza territoriale e politica. Un reatino come Cicchetti può dare molto alla Sabina. La sua nomina noi l’avevamo vista come un segnale di attenzione verso la nostra provincia che adesso sentiamo tradita. Al suo posto potrebbe essere nominata una donna reatina? Non crediamo sia la stessa cosa anche perché non è il genere (maschile, femminile o neutro) che conferisce una capaci-tà che deriva da antica esperienza amministrativa. Inoltre Cicchetti rappresenta un’area culturale a noi della Destra molto più vicina delle altre componenti del Popolo delle libertà".

"C’è infine da dire qualche cosa sul metodo. Se la Polverini sostituirà Cicchetti si comporterà come Fini qualsiasi. E a noi non piacciono i tradimenti della parola data. Lo abbiamo già detto quando dal listino la Polverini tolse, senza informare nessuno, un nostro candidato; ma noi lealmente le abbiamo dato una mano contribuendo alla sua elezione. Ora ecco un altro colpo di coda. Crediamo che questi metodi non paghino specialmente quando vengono usati contro un territorio già maltrattato dalla precedente giunta di Marrazzo. Noi chiediamo discontinuità di metodi, non un Marrazzo bis".