Amatrice, Cicchetti: “Tre anni fa si spensero i suoni di una Città vitale”

Tre anni fa ad Amatrice si spensero all’improvviso i suoni di una Città vitale dedita, di giorno e di notte, alle frenetiche attività di un luogo a tradizionale vocazione commerciale e turistica. E subentrò il silenzio mortifero appena sottolineato dal bisbiglio rispettoso delle migliaia di soccorritori prontamente intervenuti a prestare la loro opera e a dare conforto. Scene raccapriccianti con montagne di detriti, puzza di gas ovunque, persone sporche di tutto e inebetite dal dolore e dalla paura che vagavano come spettri: una sorta di apocalisse!

Poi i funerali, con decine di bare allineate, parenti disperati in preghiera e un olezzo nauseabondo di salme di cui le alte temperature avevano favorito la precoce decomposizione. Di seguito il rituale delle visite, dei sopralluoghi, delle dichiarazioni, non tutte insincere, di solidarietà e di impegno che provocano, però, una tristezza senza fine in chi ha seguito il succedersi degli eventi. Perché poi, finora, c’è stato il nulla! 

Ed è difficile rassegnarsi a vedere uno Stato paralizzato da norme idiote dettate da un Parlamento rissoso e inconcludente mentre i popoli coi quali, in questo contesto storico, siamo chiamati a confrontarci viaggiano alla velocità della luce. 
Ce la faremo a superare questa fase terribilmente avvilente? 
Amatrice e i suoi morti ce lo chiedono.

La dignità di un popolo che ha avuto un grande passato dovrebbe imporcelo. Sta a noi, tutti noi, compiere lo sforzo di “rientrare” nella storia.