VERTENZA RITEL, UGL ESTROMESSA

Ritel

Nonostante la nostra disponibilità alla collaborazione, ancora in molti sono preoccupati da un confronto diretto con il sindacato UGL, evitandolo puntualmente, senza nemmeno argomentare giustificazioni serie.

Ma quando si elude il dialogo con una Organizzazione rappresentativa a farne le spese sono i lavoratori, in questo caso, un gruppo di dipendenti della Ritel,  che da anni versano in condizioni di estrema incertezza lavorativa ed economica, drammaticamente precipitate negli ultimi giorni.

Per questo motivo, siamo costretti a rendere nota la posizione della UGL in merito alla vertenza Ritel attraverso gli organi di stampa. Ci riferiamo all’Associazione Industriali ed al Presidente della Provincia di Rieti per le mancate convocazioni dell’UGL alle ultime riunioni e soprattutto al tavolo di crisi previsto per venerdì prossimo, forse compiacendo anche le richieste delle segreterie provinciali di categoria di CGIL,CISL e UIL.

E’ forse giusto che i lavoratori della Ritel associati alla nostra Organizzazione subiscano questa forma di discriminazione? Parliamo di persone che hanno sempre onorato i propri doveri sul lavoro e che meritano la voce di un Sindacato firmatario del contratto nazionale ed ampiamente rappresentativo sul territorio.

E se le Istituzioni ci impediscono di parlare nelle sedi preposte probabilmente è arrivato il momento di rendere note le iniziative dell’UGL in altro modo. Fin dal settembre 2010, data del nostro ingresso come Organizzazione sindacale in azienda con l’adesione di un gruppo di lavoratori, abbiamo iniziato col fare il punto della situazione analizzando l’assetto societario, visure camerali alla mano; ci siamo accorti che dentro alla società Ritel c’è una infinità di nomi, noti al nostro territorio, tra soci e azionisti. Successivamente abbiamo provveduto all’analisi di alcuni bilanci che sono risultati decisamente meno lunghi dell’elenco dei soci.

Acquisiti questi primi elementi, ci siamo domandati perché tra i tanti proprietari di Ritel,  diretti e non, mai nessuno si sia preoccupato di lanciare una politica di sviluppo della fabbrica:  provvedimenti elementari, ad esempio la nascita di un ufficio commerciale di acquisizione clienti, o di un laboratorio di ricerca e sviluppo per l’ideazione di nuovi prodotti di fabbrica, avrebbero potuto rappresentare vitali strategie di riqualificazione. Eppure anche attraverso Finmeccanica qualche soldino sulla testa di Ritel è piovuto e qualche euro poteva e doveva essere utilizzato per perseguire tali obiettivi.

Forse il nostro modo di operare e porre domande scomode è stata la causa dell’estromissione dell’UGL dai vari tavoli, ma dopo sette lunghi anni era necessario capire chi fossero stati nel tempo gli artefici del capolavoro Ritel. Ai lavoratori non può e non deve essere rimproverato nulla, di sacrifici ne hanno fatti tanti, dalle ferie forzate alla riduzione dei turni per finire alla cassa integrazione.

Ci rendiamo conto che è difficile recuperare il tempo perso e soprattutto le occasione svanite; chiediamo, tuttavia, alle istituzioni politiche un estremo impegno mirato ad attrarre un imprenditore intenzionato ad investire su Ritel, che possa contemplare anche la possibilità di indirizzare la rinascita verso un settore non proprio affine all’attuale, certi che i lavoratori siano ormai entrati nella consapevolezza che potrebbero essere chiamati ad una riconversione delle proprie competenze.