Si apre con lo stesso trend il 2018 rispetto alla Cassa Integrazione: la flessione del primo trimestre del 2018 fa attestare le ore autorizzate a 17,3 milioni, valore quasi dimezzato rispetto allo stesso periodo del 2017, frutto della massiccia contrazione delle ore richieste di cassa straordinaria (circa la metà di gennaio 2017) che subiscono una flessione del 47,2%.
“Un dato positivo – commenta il Segretario della Camera Territoriale della Uil di Rieti, Alberto Paolucci -, ma bisogna certamente analizzarlo con molta attenzione e soprattutto calandolo nei territori. A Rieti, nello specifico, le ore autorizzate sono aumentate a gennaio 2018 rispetto allo stesso mese del 2017. Rieti compare tra le prime Tre provincie d’Italia dove maggiore è stato l’aumento. Un aumento derivante, come da lungo periodo, dalla crisi dei tre settori che, anche al livello nazionale, sono i più in crisi: l’industria, (settore con più alto numero di ore autorizzate con oltre 13 milioni di ore), l’edilizia con 2,2 milioni di ore, il commercio con 1,9 milioni di ore e dall’artigianato con 45 mila ore”.
Per esaustività di analisi, precisano dalla Uil, è importante tener conto che ad oggi risultano anche complessive 19 milioni di ore autorizzate dai Fondi di Solidarietà di cui 16,6 milioni di ore per prestazioni di sostegno al reddito, non ricomprese nei dati mensili diffusi dall´Inps, a cui si aggiungono le prestazioni erogate dal Fondo di Solidarietà Bilaterale per l’Artigianato (Fsba) che, da regolamento interno, prevede un calcolo non basato sulle ore, ma che comunque vede coinvolta una platea di oltre 12 mila dipendenti per i quali sono state erogate prestazioni (assegno ordinario e assegno di solidarietà). A prima vista, l’andamento su quanta cassa integrazione viene richiesta, sembrerebbe il riflesso di una ripresa del sistema produttivo, ma nella flessione continua di questo ammortizzatore sociale, dobbiamo tener conto di due fattori rilevanti: da una parte l’abrogazione della cassa in deroga che ha fortemente inciso, quantitativamente, sui dati nel passato e, dall’altra, l’introduzione di un costo più elevato della cassa straordinaria. Occorre, quindi, capire se al calo dello strumento di integrazione salariale, si accompagni un innalzamento dei licenziamenti.
A fronte della necessità di non abbassare la protezione sociale nei troppi casi in cui le ristrutturazioni aziendali rischiano di «produrre» licenziamenti ed esuberi bisogna, nel contempo, rimettere al centro delle politiche economiche azioni per favorire gli investimenti, rendere meno facile per le imprese assumere con troppi contratti temporanei e, favorire, il contratto stabile. Ciò è perseguibile anche innalzando il costo per i contratti a termine e favorendo le imprese che investono sul lavoro non precario. Così come deve proseguire una azione tesa a rafforzare la contrattazione anche nei casi di ristrutturazione aziendale mettendo in campo “più protezione” ma, anche più “politiche attive “ utilizzando i recenti strumenti come “assegno di ricollocazione. Strumento allargato anche alle persone colpite dalle crisi e che debbono essere accompagnate verso un nuovo lavoro prima del drammatico trauma personale del licenziamento.