SCOPIGNO CUP AL VIA IL 27 MARZO

Marino Festuccia, comitato Rieti-Terni in Umbria

Prenderà il via i prossimo 27 marzo l’edizione 2013 della Scopigno Cup. La manifestazione, nata nel 2002 per ricordare uno dei più singolari allenatori della serie a italiana, si è imposto all’attenzione dell’opinione pubblica e della stampa specializzata come uno dei più importanti tornei calcistici internazionali, secondo in Italia solo al celebre torneo di carnevale della città di Viareggio.

Grazie ad un livello organizzativo cresciuto costantemente negli anni, all’eccezionale livello delle squadre partecipanti e ad una copertura mediatica sempre più massiccia (anche quest’anno è prevista la messa in onda da parte dei canali di Rai Sport), la competizione, dedicata alle compagini calcistiche della categoria “allievi” (i calciatori in campo hanno 14 anni di età) si è imposta all’attenzione dei grandi club ed è ormai un appuntamento di primo livello nel panorama calcistico giovanile internazionale

Negli anni, il torneo ha visto la partecipazione, tra le altre, di squadre del calibro di Ajax, Real Madrid, Barcellona, Juventus, Inter, Bayern Monaco, Cagliari, Torino, Napoli, Fiorentina. Gli amanti del calcio hanno visto sul terreno di gioco dello stadio di Rieti, giovani calciatori che poi sarebbero diventati campioni di livello internazionale come Lahm, Sneijder, Fernando Torres, Gerad Piquè, De Rossi, Aquilani, De Jong, Giovinco, Marchisio.

A contendersi l’edizione 2013 saranno 9 squadre, divise in tre gironi. Le compagini iscritte sono le italiane Milan, Lazio, Perugia, Roma, Cagliari, Ascoli e Ternana e la compagine russa dello Zenit san Pietroburgo. Ci sarà anche la squadra di casa. L’F.C. Rieti presenterà infatti una propria formazione nella speranza di tenere alti i colori di casa e non sfigurare di fronte a realtà dallo spessore tecnico ed organizzativo ovviamente superiore.

Alla manifestazione calcistica, come ogni anno, sarà abbinato anche il premio Manlio Scopigno, che gli organizzatori assegnano al miglior allenatore tra quelli protagonisti dei campionati di serie A e B (in passato il riconoscimento è stato assegnato, tra gli altri a  Capello, Lippi, Mancini, Allegri, Conte)

Ma chi era Manlio Scopigno? Molti, soprattutto fra i più giovani, non hanno avuto la possibilità di conoscere questo eclettico personaggio che ha calcato per diversi anni il palcoscenico della seria A e regalando, da allnatore, il primo ed unico scudetto alla squadra del Cagliari allora capitanata da Gigi Riva.

Manlio Scopigno nacque ad Udine nel 1925 ma nei primi anni ’30 la sua famiglia, il papà era una guardia forestale, si trasferì a Rieti. Al capoluogo sabino, il Manlio allenatore rimase sempre particolarmente legato e fece di Rieti il suo buen retiro tra una panchina e l’altra. Nei panni di calciatore fu un abile terzino di quel Rieti che allora militava in serie C. Ma subito dopo la guerra, le sue grandi doti tecniche e l’astuzia calcistica che lo contraddistinguevano giunsero all’orecchio di società ben più prestigiose.

Scopigno approda alla Salernitana dove disputa tre brillanti stagioni. Tre campionati da protagonista che lo porteranno, in una escalation che sembra ormai inarrestabile, a firmare un contratto con il Napoli. Ma quella che sembrava a tutti gli effetti una favola dal lieto fino, si interruppe bruscamente a causa di un infortunio. La carriera dello Scopigno calciatore era improvvisamente terminata e per rimanere nel mondo del calcio, a Manlio non rimaneva che tentare l’avventura della panchina. Prima una serie di stagioni nei campionati minori, poi l’incontro con Roberto Lerici che ne farà il suo secondo nel Lanerossi Vicenza. Ma nel calcio l’occasione buona è sempre dietro l’angolo. Capita spesso che un panchinaro diventi ad un tratto titolare, o che un allenatore in seconda venga promosso sul campo e diventi a tutti gli effetti il comandante della truppa. Così fu, e a causa dell’esonero subito da Lerici nella stagione 1960-61, Scopigno si ritrova ad essere l’allenatore della squadra bianco rossa.

A Vicenza rimarrà fino al 1965 collezionando due storici piazzamenti. Un sesto ed un settimo posto che fecero dei bianco rossi una delle migliori provinciali di quel periodo.
Conclusa l’avventura veneta, passò al Bologna, dove subì un clamoroso esonero, e poi al Cagliari. In Sardegna, concluse il campionato 66-67 al sesto posto, ma nonostante l’ottimo risultato, la dirigenza preferì non confermarlo. Così Scopigno si ritrovò ufficialmente senza panchina nella stagione successiva, ma nell’ambiente circolava voce che l’Inter gli stesse già pagando lo stipendio in vista della sostituzione del mago Herrera ormai al termine del vittorioso ciclo in nerazzurro.

Ma le porte della Scala del calcio non si spalancarono e Manlio Scopigno approdò di nuovo in Sardegna per riprendere nel 68-69 la guida dei rossoblu.
Un eccezionale secondo posto nel 1969 e lo storico scudetto del 1970, rappresentano il punto più alto della sua carriera di allenatore.
Il Cagliari fu irresistibile, batté la concorrenza della Juventus che chiuse al secondo posto, e si aggiudicò quello che ancora oggi rimane l’unico scudetto della sua storia. La squadra fu trainata da un incontenibile Gigi Riva che vinse il titolo di capocannoniere con 21 reti.

C’erano poi Albertosi, Cera, Domenghini, Gori e Niccolai che finirono tutti in nazionale.
Dopo lo storico successo, Scopigno trascorse altri due anni alla guida della squadra sarda senza però riuscire a bissare i precedenti successi.
Dopo l’avventura a Cagliari, nella stagione 73-74 viene chiamato alla guida della Roma ma abbandona dopo sei giornate, forse per l’eccessiva pressione che arrivava dalla piazza, forse per le condizioni di salute che iniziavano a non essere perfette.

La stagione successiva sarà di nuovo a Vicenza dove subirà la sua unica retrocessione. Confermato alla guida della squadra anche in Serie B, dovrà abbandonare l’incarico per motivi di salute.

Anticonformista, ironico, intelligente, Manlio Scopigno entrò nel mondo del calcio in maniera decisamente non convenzionale, con una leggerezza e un modo di fare spensierato che lo resero unico. Temuto dai giornalisti per le sue uscite estemporanee e per le sue battute, era uomo di grande carisma, dote che gli fu riconosciuta da tutti i calciatori che ebbe tra le sue fila, e di grande sapienza umana e calcistica. Senza dubbio inaugurò un modo nuovo e più “sobrio” di vivere il calcio, già allora esasperato da tensioni ed interessi eccessivi.

Morirà a Rieti nel 1993 a causa di una crisi cardiaca. La città gli dedicherà nel 2005 il suo stadio.
Dal 2002 il torneo a lui dedicato ne rievoca le gesta consentendo alle giovani generazioni di calciatori di conoscere un protagonista.