Salute e sicurezza sul lavoro, CISAL: “Ancora troppi rischi, servono maggiori controlli”

“L’INAIL ha registrato per gli ultimi cinque anni una preoccupante media di 2.500 denunce d’infortunio al giorno, oltre 600.000 all’anno, di cui più di 1.000 con esito mortale, a tutto questo vanno aggiunte 23.842 malattie professionali. E le cronache parlano di macchinari vecchi, di manutenzioni carenti e inadeguate, di insufficiente formazione degli addetti, di inosservanza delle norme e di una percentuale crescente di ultra sessantenni coinvolti negli infortuni.

La sicurezza sui posti di lavoro, in quanto obiettivo prioritario ed elemento di civiltà oltre che sacrosanto diritto dei lavoratori, avrebbe meritato un’attenzione particolare nel clima di austerity conseguente alla crisi iniziata nel 2008, invece troppo spesso i tagli hanno riguardato proprio la prevenzione e la formazione.

Per la Cisal lo slogan continua ad essere: IL LAVORO E’ VITA, LA SICUREZZA E’ VITALE

Vigilanza: Alla difficoltà economico – finanziaria del sistema Paese è corrisposta per le imprese una contrazione degli investimenti in sicurezza, fenomeno contrapposto da uno sparuto numero di addetti alla vigilanza. Mentre i controlli dovevano essere potenziati per quantità e qualità, ristrutturati per compiti e attribuzioni, riorganizzati nelle modalità e nei tempi di intervento. Il blocco delle assunzioni nella Pubblica Amministrazione e la spending review non hanno consentito l’evoluzione di un impianto organico di controlli sistematici.

Richieste di intervento Urgente: In presenza di gravi rischi, è capitato di dover chiedere un urgente intervento ispettivo alla ASL – Servizio Prevenzione e Sicurezza Ambienti di Lavoro, a garanzia e tutela dell’incolumità dei lavoratori. Ebbene l’ispezione è avvenuta quasi sempre dopo oltre un mese. Unica nota positiva? Il datore di lavoro in molti casi al momento dell’ispezione aveva già rimosso, almeno in parte, le cause del rischio rilevato dal sindacato.

Segnalazione dei rischi anche in forma anonima: in troppi casi, il lavoratore non denuncia la presenza di rischi, consapevole delle ripercussioni che potrebbe subire in ambito lavorativo. Non è più rinviabile un sistema telematico che può accogliere anche le segnalazioni anonime, come già avviene per l’Autorità Nazionale Anticorruzione.

Nuovi rischi come il tecno stress: Alle carenze organizzative in termini di sicurezza, si sono affianchiati nuovi rischi per i lavoratori, derivanti dall’uso di moderni strumenti informatici e di comunicazione. Il tecno – stress è un fenomeno sottovalutato e forse ancora poco conosciuto ritenuto dannoso dagli esperti, i quali ritengono che dette attività sono mediate dal computer e diventano più astratte, le interazioni fisiche al lavoro diminuiscono e diventano artefatte, i dati e le informazioni aumentano e ciò determina un significativo cambiamento a livello relazionale.

Inoltre, queste nuove tecnologie possono ridurre il confine esistente tra ambito privato e lavorativo esponendo i lavoratori a continue interruzioni e intromissioni nella sfera privata e familiare. Insomma, tutto ciò sarà la causa di nuove e ancora poco conosciute malattie professionali, riconducibili forse allo stress lavoro correlato, da contrastare con moderne valutazioni dei rischi.

Snellimento burocratico: La posizione delle Imprese e delle organizzazioni sindacali è molto chiara, la sicurezza e la salubrità nei luoghi di lavoro è un valore irrinunciabile che va perseguito ogni giorno, ma vanno assolutamente eliminate le procedure puramente formali che non aiutano nessuno.

La sicurezza va perseguita quotidianamente all’interno delle aziende e nei cantieri di lavoro attraverso l’informazione, l’addestramento e il coinvolgimento attivo di tutti i soggetti che vi operano. Qualcuno potrebbe interpretare la richiesta di diminuire la mole di adempimenti burocratici come una riduzione dei livelli di sicurezza, ma non è così. Basterebbe, da parte del legislatore, incentivare maggiormente gli interventi di sostanza e limitare al minimo, invece, le pure formalità burocratiche.

La precarietà moltiplica i rischi: Contratti lavorativi più flessibili e svantaggiosi, aggiunti alla ricollocazione della forza lavoro verso settori e professioni a bassa qualifica, insieme alla riduzione delle ore lavorate, hanno reso un terzo della forza lavoro, precaria.

I lavoratori con contratti a termine sono esposti con maggiore frequenza a fattori di rischio che possono causare infortuni, spesso gravi o mortali. Molti studi hanno infatti associato il lavoro insicuro a problemi di salute, la diminuzione della soddisfazione lavorativa e la sfiducia nell’ambiente psicosociale, sono le prime cause che mettono in relazione il precariato con gli infortuni sul lavoro.
Rendere il lavoro stabile e di qualità come politica di contrasto agli infortuni.

In conclusione: Agevolare gli investimenti in prevenzione e formazione;
Snellimento della burocrazia e più attenzione al reale rispetto delle norme;
Vigilanza con controlli sistematici e attenzione alle segnalazioni anche anonime;
Lotta alla precarietà come contrasto agli infortuni;
Istituzione di un osservatorio permanente per monitorare anche politiche locali di contrasto al fenomeno degli infortuni.”

CISAL