PITONI PRC: LA MANOVRA FINANZIARIA SI ABBATTE COME UN MAGLIO SULLA PARTE PIU’ DEBOLE DEI REATINI

Andrea Pitoni

La manovra finanziaria di Tremonti è in realtà un intervento elettorale che concentra i suoi effetti , pari a 47 miliardi di euro,  prevalentemente (40 su 47 miliardi) nel biennio 2013-2014, cioè nel periodo d’insediamento del nuovo governo.

La scelta è stata quella di un massacro della spesa pubblica ed in particolare di quella sociale che riguarda l’aspetto dei diritti dei cittadini, come dimostrano l’incredibile tassa chiesta, dal Comune di Rieti, alle famiglie dei portatori di handicap e la repentina chiusura del centro di riabilitazione terapeutica di Greccio “Simonetta Rigliani, con grande disagio per gli utenti.

Purtroppo questi non sono e non saranno gli unici esempi di regressione. Penso si debba recuperare il  mancato trasferimento delle somme di denaro per l’assistenza alle famiglie disagiate a cominciare dalla riduzione delle indennità di assessori e dirigenti e non con balzelli assurdi.

Per ciò che riguarda la soppressione delle Province, credo ineludibile la creazione di un Ente intermedio, il quale assorba tutte le funzioni che oggi sono dislocate in una serie pletorica di entità giuridiche quali Consorzi di Bonifica, ATO, Riserve Naturali, Gal, Comunità Montane, Unioni di Comuni, Distretti Rurali, Consigli delle Autonomie Locali ecc., che determinano un ‘ingente costo di mantenimento e forti perplessità sul reale beneficio per la società.

Nelle previsioni dell’esecutivo, inoltre,  sono presenti forti caratteri antipopolari, quali la reintroduzione dei ticket, l’innalzamento dell’età pensionabile, il congelamento dei salari dei dipendenti pubblici, la drastica riduzione dei trasferimenti algi enti locali, che si riverbera, appunto,  nell’impossibilità di erogazione di servizi essenziali alla collettività e i sostanziosi licenziamenti dei docenti nella scuola.

Rifondazione Comunista e la Federazione della Sinistra, propongono, per ovviare ai suddetti fenomeni, la riduzione delle spese militari, il taglio progressivo dei costi della politica, l’allineamento della tassazione delle rendite finanziarie, che non producono domanda di consumo nel mercato, alle aliquote medie europee, una politica fiscale che tassa i redditi più alti e il conseguente spostamento delle risorse economiche a favore di scuola, ricerca, ammortizzatori e servizi sociali, lotta al precariato ed economia verde.

Intanto la situazione alla Ritel è di stagnante disattesa delle promesse di Palazzo Chigi e se neanche la paventata dimissione di un presidente di Provincia basta ad evitare il tracollo dell’impianto produttivo, emblematico di un Territorio, dove andremo a finire?