L’ anno appena trascorso, definito da molti come l’anno della svolta o perlomeno di una significativa ripresa, sarà ricordato, al contrario come l’anno della crisi industriale del nostro territorio:
Una situazione che tutti abbiamo seguito e seguiamo con attenzione e trepidazione così come le conseguenti vicende di molti lavoratori reatini impegnati a difendere con ogni mezzo il proprio posto di lavoro e per i quali troppo spesso registriamo l’attivazione di quelle procedure quali appunto cassa integrazione e mobilità che devastano sempre più le famiglie della nostra provincia.
La questione ”LAVORO” rappresenta, quindi, sempre più la maggiore emergenza del Reatino.
La provincia di Rieti si attesta su percentuali di occupazione (rapporto tra occupati e popolazione residente con più di 15 anni) inferiori rispetto alle medie regionali e nazionali, ed emerge in modo chiaro che il nostro territorio si conferma come una zona dove lo stato di crisi é in atto già da tempo.
Stando ai dati forniti dal centro per l’impiego, risultano iscritte nelle liste di collocamento 30.074 unità, di cui 12.513 uomini e 17.561 donne (quasi 12.000 iscritti in più rispetto a 10 anni fa), mentre sono circa 1.000 i lavoratori in mobilità; 270 circa invece coloro che beneficiano della mobilità in deroga.
Inoltre gli avviamenti a tempo indeterminato rappresentano soltanto il 21,5 % e di questi il 45% risultano part time, mentre gli avviamenti a tempo determinato risultano pari al 78,5%.
Per quanto concerne infine le cessazioni di lavoro, i settori dell’industria e dei pubblici esercizi rappresentano insieme oltre il 60% ed emerge un elemento inconfutabile: l’utilizzo di risorse umane nei settori industria e commercio per brevi periodi, con un frenetico turn over delle maestranze, legato alla precarietà del momento.
L’ultimo dato EURES-UPI in merito alla Cassa Integrazione Guadagni (Cig) registra nella nostra provincia un aumento del 185%, da 400 mila a 1,2 milioni di ore concesse; la stessa fonte denuncia una forte riduzione del benessere economico rispetto alle altre province del Lazio.
Bene hanno fatto i sindacati reatini a sollevare nuovamente questa drammatica problematica attraverso
Resta sul campo la necessità di trovare immediate risposte al problema; a mio avviso non è più sufficiente continuare a trattare la “questione Rieti” in ambito provinciale ed occorre coinvolgere direttamente, decisamente e più rapidamente possibile
Fondamentale è la dichiarazione dello STATO DI CRISI del Reatino con conseguenti benefici economici, soprattutto utilizzando la rilettura dei dati occupazionali che sono davvero sconfortanti per il territorio, in aggiunta agli oltre 5.000 posti di lavoro persi dal 1992 ad oggi.
Immediatamente dopo, premere perché quel PATTO PER RIETI, sottoscritto nel Settembre 2006 da tutte le forze istituzionale, sociali, politiche ed economiche per un reale rilancio del nostro territorio e presentato alla Regione, possa essere finalmente approvato e finanziato nel più breve tempo possibile. In parole povere, divenire finalmente esecutivo e perché ciò avvenga non è più procrastinabile la mancanza di impegno. Tutti, senza distinzione di alcun tipo, devono ora fare la propria parte, far valere il proprio peso e ruolo, rispondere come fosse una VERA E PROPRIA CHIAMATA ALLE ARMI .
Patto per Rieti e provincia che, del resto, è la sintesi delle reali esigenze del nostro territorio: il potenziamento delle infrastrutture, il Polo di Eccellenza delle Carni, lo sviluppo del Terminillo, l’Università, l’attivazione del Servizio Idrico Integrato, il Parco Scientifico e Tecnologico, le problematiche relative ai rifiuti.
L’approvazione del Patto consentirebbe, anche attraverso corridoi di snellimento burocratico, di far uscire Rieti e la sua Provincia dal suo decennale isolamento, di sostenere le priorità e di inserire finalmente il nostro territorio nel tessuto geografico e produttivo dell’Italia centrale.
Cosa fare nel frattempo? L’esperienza, infatti, insegna che l’auspicata rapidità d’approvazione avrà comunque bisogno di un po’ di tempo (si spera il più breve possibile), ed allora per dare una prima risposta ai tantissimi giovani disoccupati del Reatino, occorrerebbe che l’Amministrazione Provinciale, attingendo dal FSE (Fondo Sociale Europeo), dai Fondi regionali e nei limiti del proprio bilancio, anche dai propri fondi, attivasse un congruo numero di tirocini formativi per giovani disoccupati presso le migliori aziende (così come già fatto nel 2006-07, con oltre 150 giovani coinvolti nell’iniziativa), per dare un vitale contributo formativo ed anche un apporto economico, seppure contenuto.
E’, quindi, un preciso dovere morale per tutte le istituzioni locali mettere in atto ogni strumento idoneo ad individuare e porre in essere soluzioni concrete ed immediate per risollevare il nostro territorio, oggi seriamente compromesso.