“Esprimiamo forte disappunto per l’esclusione del comparto ovicaprino dagli interventi previsti dalle ultime stesure del Piano Strategico Nazionale-PSN della PAC 2021-2027; il settore, infatti, non figura tra quelli rientranti nell’ecoschema per il pagamento del premio per il benessere animale e la riduzione degli antibiotici, con specifico riferimento agli allevamenti che si impegnano al rispetto degli obblighi specifici nel settore del benessere animale e praticano il pascolamento o allevamento semi brado”. Lo afferma il presidente della Copagri Franco Verrascina a proposito del dibattito in corso in questi giorni al Mipaaf in sede di Tavolo di Partenariato nazionale della PAC 2023-27.
“L’intervento, con il quale si intendono privilegiare gli allevamenti zootecnici che praticano il pascolamento o l’allevamento semibrado, è al momento riservato ai bovini da latte e da carne e ai suini, ma lascia fuori, appunto, il comparto ovicaprino, non considerandolo come uno dei settori che può contribuire al raggiungimento degli obiettivi ambientali della PAC”, evidenzia Verrascina.
“Proprio il pascolamento, invece, conferisce sia alle carni che al latte ovicaprini, e conseguentemente alle produzioni lattiero-casearie, caratteristiche qualitative molto apprezzate dal mercato nazionale ed estero; non a caso sono registrati in Italia ben 3 IGP relative alle carni di agnello e 11 DOP per i formaggi”, continua il presidente, facendo notare che “l’allevamento ovicaprino è praticato e diffuso in molte parti della Penisola, in particolare in Sicilia, Sardegna, Lazio e Toscana, senza contare le aree dell’intero Appennino”.
“Non possiamo pertanto che fare appello al Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, auspicando un ripensamento che porti a rivedere le scelte e le motivazioni alla base di tale esclusione, fortemente contestata dalla Confederazione in occasione di diverse riunioni del Tavolo di Partenariato”, conclude Verrascina.