Lazio, è legge la riforma dei servizi educativi per l’infanzia

Il Consiglio regionale ha approvato la proposta che riordina il settore dopo quarant’anni

Il Consiglio regionale del Lazio ha approvato (con 28 voti a favore e sei astenuti) la proposta di legge regionale di riforma del sistema integrato di educazione e istruzione per l’infanzia (primi firmatari Eleonora Mattia e Salvatore La Penna del Pd). Oltre al riordino di una materia ferma a due leggi regionali del 1973 e del 1980, il nuovo provvedimento pone il Lazio in linea anche con le disposizioni del decreto legislativo n. 65 del 2017 e della legge 13 luglio 2015, n. 107 (cosiddetta ‘buona scuola’).

Come più volte ripetuto dai proponenti e dall’assessora regionale Alessandra Troncarelli, sia in commissione che in Aula, la finalità della nuova legge è quella di disciplinare, oltre i nidi, gli ulteriori servizi ad essi integrativi “per dare risposte al mutato contesto socioeconomico e alle rinnovate esigenze dei genitori e, soprattutto, delle madri lavoratrici”.

In questo contesto vanno lette le numerose novità contenute nella legge, tra cui: la possibilità di fornire servizi educativi anche nelle giornate festive, di sabato, durante le vacanze natalizie e pasquali, nel mese di agosto e anche in orario notturno; l’inserimento degli orfani di femminicidio tra i criteri che danno priorità all’accesso ai servizi educativi a offerta pubblica; i nuovi servizi integrativi dello spazio gioco, dei nidi domestici o tagesmutter e i centri per bambini e famiglie; la costituzione dei ‘Poli per l’infanzia’ e dei ‘Coordinamenti pedagogici territoriali’; l’istituzione del ‘Coordinatore pedagogico’.

Nella legge vengono identificati i servizi educativi per bambine e bambine di età compresa tra i tre mesi e i sei anni (nido e micronido; sezione primavera; servizi integrativi) e ne vengono definite in via generale le caratteristiche strutturali, ivi inclusi gli arredi e i giochi, la refezione e i titoli di studio richiesti agli operatori nonché i loro percorsi di formazione.

Un emendamento dell’assessora Troncarelli ha riportato alla situazione attuale il rapporto numerico tra personale e bambine e bambini (uno a sette), che invece il testo uscito dalla commissione aveva ridotto in base anche alle fasce di età. Per questo motivo, la consigliera Roberta Lombardi (M5s) ha espresso rammarico durante il suo intervento, pur votando a favore della legge nel suo complesso. Malumori in Fratelli d’Italia e Lega ha invece suscitato la bocciatura dell’assessora e dell’Aula di tutte le loro proposte emendative volte a prevedere l’installazione di videocamere all’interno dei nidi.

La legge istituisce anche la Consulta regionale per i servizi educativi, nominata con decreto del presidente della Regione e composta dall’assessore regionale e dal presidente della commissione consiliare competenti in materia, da un rappresentante del Consiglio delle Autonomie locali del Lazio e dai rappresentanti di sindacati, organizzazioni datoriali, cooperative sociali e associazioni delle famiglie. Nasce anche il Sistema informativo regionale dei servizi educativi, con compiti di monitoraggio dell’attuazione della legge e di fornire informazioni ai cittadini.

Per quanto riguarda, infine, le disposizioni finanziarie, la proposta di legge ha una copertura finanziaria di 48,67 milioni di euro per il triennio 2020-2022 che servirà a finanziare vari interventi: voucher per le famiglie in condizioni di particolare fragilità per concorrere al pagamento delle rette di frequenza; sostegno ai Comuni per la contribuzione ordinaria al contenimento delle rette alle famiglie e per investimenti e manutenzioni delle strutture, nonché per la riqualificazione degli edifici e l’ampliamento dell’offerta sul territorio; promozione dei cosiddetti servizi educativi a carattere sperimentale (in natura, in orario notturno o nei giorni festivi), anche a carattere innovativo e di ricerca; progetti di continuità educativa, di sostegno ai poli educativi e ai coordinamenti pedagogici territoriali 0-6, ivi comprese le sezioni primavera che, nell’ambito dei progetti di continuità educativa, operano in modo alternativo all’ultimo anno di nido o al primo della scuola dell’infanzia; rimborsi delle spese di viaggio sostenute dai componenti della Consulta regionale per i servizi educativi.

In più, altri 170 mila euro per il triennio 2020-2022 serviranno alla creazione e alla manutenzione del Sistema informativo regionale dei servizi educativi.

Prima del voto finale, l’Aula ha approvato anche due ordini del giorno collegati alla legge, presentati dal gruppo consiliare del Movimento 5 stelle, che impegnano la Giunta a inserire due punti nel regolamento di attuazione della nuova legge:

1) nel caso in cui i comuni si avvalgano di organismi del terzo settore, il loro personale deve essere specializzato e con requisiti professionali specifici per svolgere attività educativa tale da coinvolgere entrambi i genitori nelle attività scolastiche ed extrascolastiche dei figli;
2) incentivi a favore della paternità e in generale per una maggiore condivisione dei carichi di cura familiare per le esigenze del nucleo familiare.