LA RUBRICA DI ANGELITA – Il duro mestiere di una donna: mamma o lavoratrice?

L’articolo di oggi 19 marzo, per la RUBRICA DI ANGELITA, su Rietinvetrina, a cura del Centro Antiviolenza Angelita di Rieti, è a firma di Federica Festuccia.

“Ti hanno mai chiesto se avevi intenzione di avere un figlio durante un colloquio di lavoro? Se hai risposto sì, sei una donna. Se hai risposto no, uomo.Perché in Italia è pratica nazionale, anche se illegale, informarsi sul futuro delle donne, sia che vogliano o non vogliano diventare madri.

Agli uomini non succede di sentirsi chiedere a un colloquio se nel prossimo futuro prevedono di fare un bambino. Recentemente abbiamo assistito al caso della pallavolista citata per danni perché rimasta incinta, che non è certo isolato.La pallavolista Lara Lugli è stata citata per danni dal Volley Pordenone, perché avrebbe taciuto la possibilità di diventare madre, e poi una volta incinta, avrebbe danneggiato la società con la sua assenza.

Il caso Lugli è particolare, perché riguarda il mondo dello sport non professionistico, un ambito che prevede le cosiddette clausole di gravidanza, una sorta di scrittura privata tra atleta e società,secondo cui le sportive possono essere licenziate in tronco qualora incinte e, già questa previsione ci porta indietro di anni, secoli. Inoltre, le donne difficilmente sporgono denuncia, tanto che su questi temi non partono quasi mai vertenze o segnalazioni, poiché sarebbe meglio evitarle per non creare problemi futuri alle lavoratrici, che potrebbero subire mobbing o non vedersi rinnovati i contratti.

Il sommerso in questo ambito è enorme.Il Ministro Orlando ha ricordato l’importanza del “Codice delle pari opportunità” dove è sancito il divieto di qualsiasi “riferimento allo stato matrimoniale o di famiglia o di gravidanza, nonché di maternità o paternità, anche adottive” (art. 27).E i papa’?In questi discorsi dei papà neanche l’ombra, nessuno li tira in ballo, come se non esistessero.

Certo, non si può delegare loro la gravidanza, ma si potrebbero far passi in avanti nella gestione familiare.Gravidanza vuol dire allontanamento dal posto di lavoro, per questo un discorso sul congedo per i padri è fondamentale. In Italia è solo di dieci giorni, da usare entro i cinque mesi di nascita.In Svezia,invece, è stato introdotto nel 1975, al momento è di 12 mesi, come in Danimarca, in Finlandia addirittura 14. Mesi che non possono essere ceduti alla madre.

Una proposta firmata dalla deputata del PD, Giuditta Pini, prevede il congedo paterno obbligatorio per quattro mesi, perché i genitori hanno uguali diritti e doveri nei confronti dei figli e delle figlie.Se si facessero dei seri miglioramenti, situazioni come quella di Federica Granai, 27 anni, assunta da un imprenditore fiorentino “anche se” durante i colloqui di lavoro ha spiegato di essere incinta, non farebbero più meraviglia. Infatti, il caso è diventato di dominio pubblico attraverso i social per poi diventare oggetto di numerosi articoli in cui l’imprenditore è apparso come un super eroe, una figura mitologica.

Un uomo che “nonostante” la gravidanza, ha accettato di assumere una donna. Un imprenditore che, nei fatti, ha semplicemente rispettato la legge.Scegliere di diventare madre non è e non può essere una punizione; è profondamente ingiusto, frustrante, umiliante e inaccettabile che una donna debba sentirsi in dovere di scegliere tra essere madre o lavoratrice.

Come Centro Antiviolenza, l’Angelita lavora affinché sia abbattuta ogni situazione di discriminazione, umiliazione e violenza perpetrata a danno di bambini e donne e, a tale scopo, è sempre attivo il numero di telefono 377 6979546. Il Centro riceve su appuntamento.