La lettera disperata di una pendolare Cotral

Cotral

Pubblichiamo integralmente la lettera inviata in redazione da una pendolare esasperata dalla situazione che quotidianamente vive viaggiando con i mezzi Cotral.
“Così non si può proprio più vivere. Ieri per il trasporto relativo alla tratta Roma-Rieti e viceversa è stata una giornata da dimenticare. Bus guasti, soppressione di corse, noi non ce l’ha facciamo più.
Ieri il bus delle 15,40 è stato soppresso, alle 16,10 ci siamo ritrovati a partire dal capolinea Roma Tiburtina alle 16,10, con già 7 persone in piedi, alla prima fermata il bus si è riempito, alla terza (Prati Fiscali) si è fermato perché l’autista, giustamente, non se la sentiva di continuare un viaggio in quelle condizioni, anche perché è lui a rischiare se accade qualcosa. Tutti fermi sotto il sole più di mezz’ora aspettando i pullman delle 16,40 (di cui uno soppresso).
Di li a poco l’apoteosi, gente che urlava altri che litigavano, l’autista che bisticciava con i passeggeri, c’è mancato poco che fosse la rissa, una vera e propria guerra tra poveri. Una ragazza è stata presa a schiaffi per aver chiesto ad un altra persona se aveva il biglietto, scene da film, e intanto tutti stavamo quasi svenendo.
Personalmente stavo per chiamare una pattuglia della Polizia alla quale avrei chiesto in ginocchio di chiedere al deposito magari quello di Monterotondo, Settebagni o ad altri di mandare un bus in aiuto. Insomma caro Cotral io non ce la faccio più in queste condizioni, fa troppo caldo, ci sentiamo male, non si può vivere così ogni giorno, ti prego, ti supplico, ti scongiuro, migliora la situazione, almeno l’aria condizionata, perché non siamo bestie, siamo persone.
Per colpa tua l’abitare fuori Roma è diventato un tormento, non un peso, ma un macigno, la mattina ho il panico da viaggio e la sera il terrore, torno a casa stremata e così giù con valeriana, gocce per dormire e psicologo. Mentre scrivo ti giuro che mi viene da piangere, se ti odio e denuncio la situazione è perché tu non collabori, non parli e non ci aiuti.
Vi paghiamo e in cambio abbiamo un servizio da terzo mondo, avete scocciato, toglietevi la cravatta e andate a guadagnatevi la stozza come facciamo noi, alzatevi dalle poltrone di pelle e venite a penare con noi, a sudare, a farvi abbassare o alzare la pressione per la rabbia e il caldo che fa, siamo tutti belli dietro una scrivania o mentre viaggiamo con l’autista personale, mi state facendo morire pian piano e questo non lo permetto perché voi non siete padroni della mia vita.
Se l’azienda non ce la fa più chiudesse,. sono sicura che sul libero mercato ci sarà qualcuno pronto ad offrire un servizio meglio del vostro…questo è poco ma sicuro. Ho intenzione di lasciare testamento nel quale, in caso di infarto durante un viaggio, la colpa dovrà ricadere tutta sulla società Cotral che mi ha fatto schiattare pur pagando 488 euro annui di abbonamento”.
Tua arrabbiatissima, sudatissima
Daniela Santarelli