Intervista ad Alfredo Vulpiani, Area Sociale della Croce Rossa Comitato di Rieti

“Sono entrato in Croce Rossa nel 2014, avevo 17 anni, non sapevo cosa significasse camminare con una divisa, i giorni sono passati e oggi so cosa c’è dietro a quello che sembra essere solo un’immagine. C’è la volontà di guardare gli altri, capirne le vulnerabilità e poi agire con una squadra che ha la tua stessa visione” così Alfredo Vulpiani, delegato dell’Area Sociale del Comitato di Rieti.

“Come già spiegato dai colleghi nelle precedenti interviste, – spiega Vulpiani – confermo lo shock vissuto nei primi momenti quando ci siamo ritrovati a gestire l’emergenza Covid-19 senza avere protocolli già definiti. Ma è stato velocemente superato con l’efficienza di una macchina, la Croce Rossa, che ha subito focalizzato le necessità di un tessuto sociale messo duramente alla prova.

I primi quindici giorni il telefono squillava giorno e notte tra aggiornamenti, valutazioni e direttive da dare ai volontari. Meno ore di sonno non hanno diminuito la volontà di trovare soluzioni per continuare a dare i servizi che per molte persone sono fondamentali. Nel nostro territorio l’Area sociale lavora soprattutto sul fronte povertà che, con questa pandemia, ha visto una crescita del quindici per cento di indigenti tra Rieti e provincia. Dal 14 marzo al 30 maggio abbiamo servito 962 indigenti, che già rientravano nel nostro programma, con circa una consegna al mese per ognuno e distribuito 324 pacchi eccezionali legati all’emergenza.

Parallelamente ho gestito, sempre con la cooperazione delle altre Aree (Salute, Sociale, Emergenza, Diritto Internazionale Umanitario, Giovani, Comunicazione) “’Il tempo della gentilezza’, progetto lanciato dal Nazionale, che dal 14 marzo al 5 giugno ci ha visto effettuare 397 consegne tra farmaci e spese alimentari che, voglio precisare, non sono donazioni ma un servizio di trasporto gratuito della spesa ordinata e pagata dagli utenti che in condizioni di difficoltà, legate all’età o alla salute, non possono spostarsi dalla propria abitazione.

Aggiungo altri dati: oltre 700 chiamate, 158 turni di sei ore ognuno per un totale di 948 ore che hanno coinvolto circa 50 volontari. E li ringrazio perché hanno dato prova di cosa sia la resilienza, quella che troppo spesso rimane solo teoria.

La nostra Area ha continuato il servizio di supporto alla mensa di Santa Chiara, servizio gestito dalla referente di Croce Rossa Rieti, Rita Giovangiacomo. E anche su questo fronte le richieste sono addirittura raddoppiate: da 40 a 80 pasti. Durante il Covid-19 abbiamo distribuito i cestini fuori, in via San Francesco, con dei volontari preposti al rispetto delle misure legate al distanziamento sociale. Poi le persone tornavano a casa.

Ecco anche questo ci ha fatto respirare quanto le cose fossero cambiate: la mensa oltre ad essere una necessità è anche un incontro e in quei giorni lo abbiamo visto sfumare con un saluto veloce e un sorriso celato da una mascherina. Ma non si poteva fare diversamente”.

Oggi, a fronte di una situazione sociale che vive maggiori disagi, come state operando?

“Siamo presenti sul territorio – continua Vulpiani – con un magazzino, gestito dal volontario Massimiliano Rossi, che distribuisce generi alimentari provenienti dall’Unione Europea e distribuiti alle famiglie che possono essere inseriti nel circuito solo sulla base di determinati parametri. Prima tra tutti: la certificazione ISEE che deve essere inferiore ai seimila euro. Non vogliamo fare discriminazioni ma è fondamentale fare una valutazione dettagliata affinché le risorse siano indirizzate verso chi ne ha veramente bisogno.

A fine anno facciamo una stima per l’anno successivo e così riceviamo dal Fondo di aiuti europei agli indigenti (FEAD) la quantità necessaria per coprire le richieste. Sono modelli che non possono essere modificati. Tuttavia con l’emergenza Covid-19 i numeri sono decisamente cambiati, come già detto una crescita del 15 per cento, per cui per questo 2020 abbiamo attivato delle raccolte alimentari per implementare il quantitativo e fare una più ampia distribuzione.

In tal senso è stato fondamentale il sostegno di Coop Centro Italia con una donazione di circa 2500 euro di prodotti alimentari e la Croce Rossa regionale che continua a sostenerci mensilmente. Sebbene l’emergenza sia finita e ne sia diminuita sostanzialmente la richiesta, proseguiamo con i servizi che fanno parte del progetto “Il tempo della gentilezza”. Infine stiamo ultimando l’Emporio solidale, in via Garibaldi n° 79, che dovrebbe aprire le porte a fine luglio. Si tratta di un centro che consentirà un accesso più ampio alla popolazione – compresa anche la provincia – attraverso la presentazione dell’ISEE che, in questo caso, avrà un tetto massimo più alto. Le persone saranno dotate di una tessera elettronica con la quale avranno un punteggio calcolato sulla base del nucleo familiare e dell’ISEE. In tal modo la gente potrà venire direttamente al centro e fare la sua spesa. Il punteggio non è cumulabile e sarà azzerato ogni mese al fine di poter gestire sempre in modo equo la distribuzione delle risorse”.

Considerata la sua giovane età e, al contempo, il suo ruolo attivo e decisionale nel Comitato di Rieti, cosa ha cambiato nella sua vita diventare volontario di Croce Rossa?

“Ero a scuola e durante un’assemblea mi sono avvicinato a dei volontari di Croce Rossa che stavano facendo delle campagne di sensibilizzazione rivolte ai giovani (contro l’Hiv, “Ama bene ama sano” e tante altre). E’ stato un attimo. Mi sono subito incuriosito tanto da decidere, insieme ad altri miei compagni, di entrare in Cri. All’inizio, considerata l’età, pensi di poter far parte solo dell’Area Giovani ma poi ti rendi contro che Croce Rossa è un mondo nel quale puoi scegliere la strada che più ti appartiene. E infatti ho scelto il sociale. Perché? Perché mi piace vedere la gente star bene. Rispetto a prima è cambiata la mia percezione dell’altro soprattutto dei più vulnerabili.

Da giovane si è così presi dalla superficie che sfugge quello che c’è dietro. Oggi quando vado in giro osservo la comunità pensando ad attività specifiche da mettere in campo insieme ai colleghi. Croce Rossa mi ha cambiato la testa, il mio modo di pensare e quindi di essere”.