In due anni di pandemia i contagi covid sul lavoro nella nostra provincia hanno raggiunto le 325 unità, due i decessi. Con 230 casi sono state le donne ad aver contratto di più il virus lavorando, 95 le denunce tra gli uomini.
Nessuna provincia del Lazio, sebbene con numeri e caratteristiche diverse della forza lavoro, hanno fatto registrare una differenza di genere così evidente (più del doppio) tra lavoratrici e lavoratori. Mediamente un infortunio di questa natura ha generato una inabilità lavorativa di trenta giorni. Questi i dati che emergono dal focus che la Uil di Rieti e della Sabina romana ha realizzato elaborando i dati Inail sui contagi di origine professionale da inizio pandemia al 31 dicembre 2021.
L’approfondimento della Uil si focalizza anche sulle fasce di età evidenziando che con 163 denunce la più esposta al contagio è stata quella tra i 50 e i 64 anni, seguita con 121 segnalazioni dal gruppo dei lavoratori e delle lavoratrici tra 35 e 49 anni. Numero che scende a 36 nella fascia di età fino a 34 anni e che si contrae a cinque tra gli over 64.
“Rispetto alla nostra ultima rilevazione, che aveva fotografato l’evoluzione della pandemia e le sue ricadute tra i lavoratori a settembre dello scorso anno – spiega Alberto Paolucci, Segretario della Uil di Rieti e della Sabina romana – abbiamo registrano cinque infezioni di origine professionale in più: tre donne e due uomini. Si tratta di una decisa frenata, risultato delle vaccinazioni e del rispetto dei protocolli anticontagio”. Ma guai ad abbassare la guardia perché nel lungo periodo di emergenza sanitaria dalla nostra regione sono arrivate all’Inail 12934 denunce di infezione covid di cui 87 sono state mortali. Nella Capitale il numero delle denunce mortali è arrivato a 63, in Ciociaria a 13, nella provincia Pontina a 7, mentre la Tuscia ha pianto lo stesso numero di lavoratori reatini, ovvero due. Nella nostra – come nelle altre province del Lazio – tra le professioni che più hanno contratto il virus lavorando troviamo infermieri, medici, primari, anestesisti, rianimatori, fisioterapisti, conducenti di ambulanze, operatori sociosanitari, portantini, collaboratori scolastici, personale del servizio di pulizia, vigili e guardie giurate.
Spostando l’attenzione altre città a noi vicine – anche se fuori regione – scopriamo poi che da inizio pandemia a L’Aquila i contagi covid sono stati 736, tre le denunce mortali. A Terni il virus ha infettato 350 tra lavoratori e lavoratrici mentre i decessi sono stati due. Ad Ascoli invece si sono raggiunte le 316 denunce, una soltanto mortale.
“Sono numeri che fotografano una parte di quanto accaduto sui luoghi di lavoro in questo periodo di pandemia – conclude Alberto Paolucci – perché non tutti i lavoratori sono iscritti all’Inail, basti pensare alle forze dell’ordine oppure ai medici di famiglia o ai liberi professionisti. Ma sono dati che testimoniano quanto la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro è un argomento prioritario che deve essere costantemente aggiornato. La prova del nove ci viene offerta dal numero complessivo degli infortuni sul lavoro denunciati nella provincia reatina lo scorso anno: 1103 nel 2021, erano stati 1096 nel 2020. E da quelli mortali: quattro lo scorso anno, due nel 2020”.