In ricordo di Livia, angelo volato in cielo

FOTO: Frontiera

<<Abbiamo assistito, inconsapevoli, alle tue prove di “volo”, dolce, piccola Livia. E quel volo, ora, lo hai spiccato davvero. Ti immagino, nei cieli sconfinati dell’eternità, dispiegare le tue ali ora maestose e più candide della neve, e dirigerti sicura, gioiosa, felice, verso la luce abbagliante del Padre.

Certo delle alucce dovevi già averle – ben nascoste sotto la casacca verdolina del tuo gruppo – appena due settimane fa; vederti al campo estivo del post cresima di san Francesco Nuovo, organizzato nonostante il covid, era già un miracolo. Molti, tutti certo – perlomeno chi ti conosceva – alla penitenziale di apertura del campo, il giorno prima, erano rimasti scossi, sconvolti nel vederti incedere – zoppicante ed incerta – verso il sacerdote per avvicinarti alla confessione.

Della Livia che conoscevamo non c’era molto, ormai e quel corpo sofferente lo testimoniava. Ma lo spirito, quello, era integro, intatto, saldissimo. Il sorriso, seppur nascosto in un volto trasfigurato, ancora inestinguibile e vivissimo. Avevi voluto partecipare, a tutti i costi, nonostante tutto. E la tua presenza è stata la catechesi concreta più grande e più bella che Dio misericordioso potesse donarci in questa straordinaria esperienza a contatto con i ragazzi. E lì, al “parco avventura” di colle san Mauro, increduli, abbiamo assistito alle tue “prove di volo”.

Come tutti, come se nulla fosse, hai voluto fare il primo percorso e poi, mai sazia di vita, persino il secondo. In quel momento, ora ne sono certo, sulle altezze vertiginose di quei pini secolari, oltre all’ebrezza dell’esperienza, hai provato a dispiegare le ali. Come un uccellino che, oramai quasi pronto al volo, si sporge dal suo nido sotto l’occhio vigile ed attento della madre così oggi, al pensiero di quel giorno, mi sei apparsa nitida: mamma Sonia, volata in cielo già anni fa per lo stesso male, e la Madre Celeste, vigilavano certo attente e premurose, sicure che ce l’avresti fatta.

Hai dato senso ad una sofferenza inspiegabile, ad una sorte umanamente ingiusta e scandalosa, orribile nella sua ineluttabilità, al suo implacabile accadere nonostante la premura infinita di papà Attilio ed il prodigarsi – vano – di medici fenomenali. Scorgere nel tuo spegnersi quella luce splendente brillare, più forte del male e della morte: «Mettimi come sigillo sul tuo cuore, come sigillo sul tuo braccio perché forte come la morte è l’amore tenace come l’inferno è lo slancio amoroso. Le sue vampe sono fiamme di fuoco una fiamma del Signore».

Così canta la sposa allo sposo, nel Cantico dei Cantici. “Livia è pronta”, aveva riferito con tono profetico a mia moglie solo poche ore prima della tua nascita al cielo suor Maria Caterina dell’Eterno Padre. L’aveva chiamata per chiedere preghiere. A quelle suore di clausura che, nel centro di Napoli, dedicano tutta la loro esistenza all’adorazione perpetua del Santissimo Sacramento ed alla preghiera, soprattutto per i casi più disperati. Livia c’era stata, con noi, appena il 20 ottobre, con i gruppi del post cresima, ascoltando proprio l’esperienza di questa giovane donna che, medico oncologo già di successo a Milano, aveva abbracciato con gioia i voti. Proprio nel giorno in cui queste monache celebrano la festa della loro congregazione e rinnovano i voti, in quel giorno che la chiesa dedica alla memoria di Maria Vergine addolorata, trafitta dal dolore ai piedi della croce, hai deciso di salutarci.

Volevi fare l’avvocato come me, cara Livia ed al campo mi chiedevi se fosse davvero come nelle fiction tv, dove anche le “avvocate” passano tutta la giornata a studio, trascurando la famiglia. “Se è così – mi dicevi, commuovendo il mio cuore – allora vorrà dire che mio marito farà il casalingo!”. Ora, ne sono certo, hai incontrato l’Avvocata più bella.>>

Francesco Saverio Pasquetti per Frontiera Rieti