DEL BUFALO: MA CI AVETE FATTO CASO?

Provincia di Rieti

Mi sto sciorinando tutta la rassegna stampa locale per seguire il dibattito sulla soppressione della provincia di Rieti e dei “nanocomuni”.

Intanto la sorpresa che non vengano riportate le opinioni della gente comune , ma solo degli addetti ai lavori.

A tutta la casta, e in questa ci metto anche i sindacalisti (vuoi vedere che ne vedremo qualcuno candidarsi alle primarie o addirittura a sindaco di Rieti?), sembra che le venga tolto l’osso dalla bocca famelica.

Ce ne fosse uno che propone qualcosa di nuovo, di diverso!!! NOOOOOO!!!! Solo il mantenimento dello stato attuale. Come al solito “non nel mio cortile”. Tutto il dibattito sui costi della politica è come se riguardasse altro.

C’è un bel neologismo che spiega come in tanti anni si è riusciti a mantenere la china intrapresa dai tempi di Craxi. Il “BENALTRISMO”. Ogni volta che qualcuno solleva un problema e abbozza una proposta di soluzione la casta risponde: “c’è ben altro, il problema è ben più complesso!!!”, così ti senti approssimativo, ignorante e gli lasci il campo pensando che, forse, ne sanno tanto di più, ci hanno riflettuto di più, lo hanno studiato a fondo. NON È VERO!!!! Fanno come don Abbondio che parlava in latino per non rispondere e confondere le acque.

SVEGLIAAAAAAAAAAAAA!!!! Se fosse stato per loro, col cavolo che avremmo vinto i referendum. Anzi! già si sente in giro che…., insomma…., il popolo non è che ha sempre ragione.

Alcune considerazioni bisogna farle.

Intanto il terrorismo psicologico sulla soppressione degli uffici. Allora: questi uffici esistono per dare un sevizio ai cittadini o in quanto presenza obbligatoria dovuta alla esistenza di una provincia? Se danno un servizio perché mai dovrebbero essere soppressi? È un modo antiquato di ragionare. Invece penso che l’aggettivo “provinciale” sia un freno alla loro localizzazione. Perché mai certi uffici non potrebbero essere distribuiti più equamente sul territorio?

I costi di province e nanocomuni non stanno nelle indennità degli amministratori, perché basterebbe rivedere i compensi e gli Statuti (qualcuno ricorda la polemica da bar sorta nella scorsa legislazione a proposito di qualche consigliere che aveva doti superiori a quelle di S. Antonio o S. Pio riuscendo a presenziare a tre commissioni nello stesso giorno?).

I veri costi sono tutto ciò che c’è attorno: le strutture tecniche di supporto, consulenze, società per questo o quell’altro con i relativi consigli di amministrazione, studi ecc.. Per esempio: quanto costa alla provincia di Rieti la poltrona del Direttore Generale, occupata, tra l’altro, dal capo locale dell’API, partito favorevole all’abolizione di tutte le province? Non è che se ne potrebbe fare a meno con tutti i Dirigenti in organico?

Sarebbe interessante sapere quanto è stato speso in consulenze, prebende e incarichi vari negli ultimi venti anni. Il dettaglio con nomi e cognomi non ce lo daranno mai….

Ricordo che l’abolizione delle province, a regime, porterebbe ad un risparmio di circa 3 miliardi di euro all’anno (rispetto ai circa 200 milioni di indennità pagate agli amministratori).

L’obbligo di costituire Unioni tra comuni con meno di 20 mila abitanti genererebbe un risparmio di circa 3 miliardi di euro all’anno, a fronte, anche qui, di qualche centinaia di milioni di euro pagati a sindaci, assessori e consiglieri.

Il dimezzamento dei parlamentari, a regime, con la riduzione di tutti i costi generali di Camera e Senato, darebbe luogo ad un risparmio di almeno 1 miliardo di euro all’anno, rispetto ai 130 milioni delle indennità dirette risparmiate.