Autonomia differenziata? La UIL Scuola dice no

Nel Nadef (Nota di Accompagnamento Documento Economia e Finanza), che andrà in Aula il 18 ottobre, il Consiglio dei ministri ha approvato i Ddl collegati alla manovra di Bilancio, tra cui anche quello sulla autonomia differenziata. “La ragione di questa decisione la vogliamo chiedere al ministro Bianchi, ben sapendo che questa ipotesi non è prevista in alcun modo nel Patto sulla scuola sottoscritto a Palazzo Chigi – ha osservato Pino Turi – né vi è alcun riferimento all’autonomia differenziata, che è stata oggetto di grandi contrasti con l’Esecutivo Conte 1 durante il dicastero del Ministro Bussetti”.

“Nel Patto – ha precisato Turi – sono previsti investimenti e riforme finalizzate a ‘eliminare’ o ‘ridurre’ le differenze sociali e territoriali. Non si può pensare di sancirle per legge. Ancor meno si può pensare a una scuola con venti sistemi o a una sanità che abdica alla sua dimensione nazionale.

Al di là di ogni elemento di metodo e di percorso trasparente della politica (il 29 settembre non c’era traccia del Ddl sull’autonomia differenziata che è spuntato il giorno dopo in G.U.) resta il fatto che l’autonomia differenziata prevede l’attuazione di ben 23 materie, tra le quali scuola e sanità, settori che individuano diritti universali – le cui qualità e disponibilità sono state essenziali nella recente crisi pandemica.

Se il PNRR si prefigge, o almeno è quello che vorremmo noi, di eliminare le differenze abissali che in questi anni si sono cristallizzate in termini di divari economici e sociali nel Paese – ha sottolineato Turi – si dovrebbe partire dalla garanzia dei diritti universali dell’uomo, promuoverli e tutelarli per primi e non sancirne la differenziazione.

Ci preoccupa che le scelte per il Paese seguano le bizze della politica e che le decisioni che riguardano i diritti di tutti i cittadini passino dal vaglio di un provvedimento economico. Lo abbiamo fatto in passato – ha osservato Turi – siamo disposti a farlo nuovamente: smontare ogni velleità di rendere regionale il sistema nazionale di istruzione”.

Pino Turi