Il Museo Civico Archeologico di Fara in Sabina a marzo aprirà le proprie porte al Carro di Eretum e alla sua affascinante storia: dal saccheggio da parte dei clandestini, alla comparsa in esposizione alla Ny Carlsberg Glyptotek di Copenaghen e al successivo recupero da parte delle autorità italiane.
Il Museo Civico Archeologico di Fara in Sabina è uno dei punti di riferimento per la conoscenza della civiltà dei Sabini, in quanto conserva i materiali provenienti dai due centri più importanti della Sabina Tiberina: Cures ed Eretum. Allestito a partire dal 2001 all’interno del rinascimentale Palazzo Brancaleoni ha visto – nel corso degli anni – le sue collezioni ampliarsi, grazie agli scavi effettuati con regolarità proprio a Cures ed Eretum. Il cospicuo aumento del numero dei materiali ha reso necessario nel corso del tempo l’allestimento di nuove sale: la sala della Scrittura, interamente dedicata al cippo inscritto ritrovato nel greto del Fiume Farfa, e la sala dedicata alla Tomba XXXVI di Colle del Forno.
In questo periodo all’interno del museo si stanno concludendo i lavori per l’allestimento in via definitiva di un’altra sala, dedicata ad una tomba i cui corredi sono stati protagonisti di vicende tra le più travagliate e a tratti rocambolesche della storia dell’archeologia: la Tomba XI di Colle del Forno, meglio conosciuta come Tomba del Carro. L’antica città sabina di Eretum è nota unicamente per la necropoli di Colle del Forno, individuata presso una collina in località Casacotta nel territorio di Montelibretti (RM), in una zona destinata per lungo tempo all’allevamento dei cavalli del Regio Esercito e poi, dai primi anni Settanta, ad area di ricerche del CNR. Fu proprio durante l’impianto dei laboratori dell’Area della Ricerca che la Tomba XI fu trovata e scavata dai clandestini e prese la via del commercio antiquario.
A seguito del saccheggio della Tomba XI si iniziarono scavi regolari durante tutti gli anni Settanta, che permisero di attribuire la pertinenza del sito ad Eretum, ripresi successivamente negli anni Duemila, completando il quadro storico e archeologico della necropoli. La storia dunque è lunga e alquanto travagliata ma finalmente – dopo il saccheggio da parte dei clandestini, la comparsa in esposizione alla Ny Carlsberg Glyptotek di Copenaghen e al successivo recupero da parte delle autorità italiane –, il Museo Civico Archeologico di Fara in Sabina si prepara ad aprire le sue porte: da marzo dello scorso anno sono infatti iniziati i lavori all’interno del museo per accogliere in via definitiva i preziosi materiali della Tomba XI. Una volta riconosciuti come pertinenti alla civiltà dei Sabini è stato possibile il loro ritorno in Sabina: prima nell’ambito della mostra che ha avuto luogo a Rieti (dall’8 maggio al 10 ottobre del 2021) presso Palazzo Dosi-Delfini e ora nel contesto del museo dove da tempo sono esposti i corredi delle altre tombe della necropoli di Eretum.
Grazie alla sinergia tra l’Amministrazione Comunale di Fara in Sabina, la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’Area Metropolitana di Roma e la Provincia di Rieti, e grazie l’apporto tecnico-scientifico di professionisti vari, si avvicina sempre di più il grande giorno – previsto per marzo – in cui tutti potranno di nuovo, e in via definitiva, meravigliarsi alla vista degli stupendi corredi della Tomba XI.