A Belmonte in Sabina l’antica Palatium

Palatium è stata un’antica città degli Aborigeni, riportata da Dionigi di Alicarnasso (“Le antichità romane”; I, 14) appena 4,5 km a sud di Rieti e compresa tra questa e Trebula (oggi Monteleone Sabino). Anche Varrone (De lingua latina, V, 53) ricorda la città di Palatium, di origine aborigena, ubicata in agro Reatino.

Gli Aborigeni corrispondono ad un popolo di origine autoctona che abitò il territorio reatino e sabino in un’epoca assimilabile oggi all’età del Bronzo, quindi antecedente ai Sabini veri e propri (il cui arrivo si colloca all’inizio dell’età del Ferro).

Dionigi colloca Palatium non lontano dalla via Quinzia, tradizionalmente riconosciuta nel tratto della Salaria compreso tra Rieti e Passo Corese (secondo il Martelli invece la Via Quinzia corrisponde grossomodo all’odierna Via Turanense, ma in entrambi i casi questo dato è ininfluente ai fini della ricerca).

Seguendo le indicazioni di Dionigi di Alicarnasso soltanto oggi è stato possibile identificare l’antica città di Palatium nel sito protostorico (e poi romano) venuto alla luce a Belmonte in Sabina, tra Rieti e Monteleone Sabino, e compreso tra la Salaria e la Turanense. In località Grotte Zoccani (presso la frazione di Seconde Ville), dopo neanche 5 km a sud di Rieti, negli anni ’70 e ‘80 il Firmani esplorò alcuni ripari in grotta dislocati su diversi livelli lungo la valle del fiume Turano, con resti di mura a secco. Qui rinvenne un insediamento in grotta di epoca pre-protostorica, con reperti pertinenti ad una lunga frequentazione del sito tra l’Eneolitico e l’età del Bronzo.

In località Guardiola, a ridosso della Valle del Turano, era presente inoltre un antico luogo di culto, con una spianata artificiale e terrazzamenti degradanti, nel quale il Firmani rinvenne addirittura un menhir (oggi rotolato a valle), dalla probabile funzione rituale e con tracce di una cuppella. Il territorio di Belmonte continuò ad essere frequentato anche in epoca romana, confermando l’espressione di Dionigi che riporta Palatium “abitata dai Romani fino ai miei giorni”.

Non lontano dal paese, nella frazione di Terze Ville, si conserva un muraglione in opera poligonale di III – IV maniera, lungo circa 20 metri ed alto 4, databile tra la fine del II e gli inizi del I secolo a.C. I blocchi sono in pietra calcarea di lunghezza variabile, alcuni dei quali conficcati ad una profondità di circa 1,5 mt, con la funzione di ammorsare le mura al terreno. Queste mura dovevano sostruire un terrazzamento soprastante a destinazione agricola oppure abitativa (Foto).

Nei pressi di Belmonte sorgeva anche un tempietto di epoca romana, trasformato in seguito nella chiesetta di Sant’Elena, in cui sono stati riutilizzati degli elementi architettonici in marmo, ancora oggi in parte conservati.

Christian Mauri – Autore del libro “La Sabina prima dei Sabini: gli Aborigeni e l’età del Bronzo. I santuari romani in opera poligonale”.