Il prossimo 20 gennaio 2014 saranno dieci anni che Paolo Rosi, pugile reatino doc, ci ha lasciato. Nato nel cuore della Rieti che fu nel 1928, era cresciuto a Porta d’Arce, dove abitava al numero 40 nelle case popolari situate oltre i giardini, dedicati ai bersaglieri.
Se ne andò ancora giovane negli USA per cercare fortuna e oggi riposa nel mausoleo di Harlem, accanto a tanti altri grandi nomi dello sport nordamericano.
In città quanti hanno i capelli candidi lo ricordano negli incontri di pugilato al Teatro Flavio Vespasiano, mentre Rosi era solito allenarsi nella palestra vicino al monastero di Santa Chiara e poi a San Liberatore. Fu tradito solo dalle sopracciglia fragili che, alla prima testata o alla prima scorrettezza, si aprivano, costringendolo spesso a non poter portare a termine il match.
Quelle stesse sopracciglia che gli impedirono di conquistare la corona mondiale dei leggeri (era il terzo del ranking mondiale), nella notte del 3 giugno 1959 alla Uline Arena di Washington contro il campione in carica, il colored Usa Joe Brown: tutto crollò alla nona ripresa, allorchè l’arbitro decretò il kot per ferita tra le proteste del pubblico. I cartellini dei giudici erano in perfetta parità ma Rosi conduceva le danze con grande classe e spavalderia.
Fu l’ultima apparizione internazionale del nostro pugile.
Chiuse la carriera nel 1962 con un ruolino invidiabile: 49 incontri disputati, 37 vinti (di cui 15 per ko prima del limite), 10 persi, 2 pareggi. Rimase negli Usa ma nel 1997 volle tornare a Rieti per partecipare alla Processione dei Ceri in onore di Sant’Antonio di Padova, di cui era devotissimo.
Oggi, alla vigilia del decimo anniversario della morte, a nome di un folto gruppo di estimatori e amici, è stata rivolta al Sindaco Simone Petrangeli e all’Assessore al ramo, Alessandro Mezzetti, la proposta di dedicare a PAOLO ROSI una via cittadina.
L’ideale sarebbe quell’ultimo tratto del viale Morroni che passa anche per il numero 40 ove Paolo Rosi crebbe e abitò, prima di volare negli USA e portare il nome di Rieti oltreoceano.
Dal Sindaco e dall’Assessore, la risposta pervenuta è la rassicurazione che si sta lavorando in previsione del 20 gennaio prossimo: è l’auspicio che coltiviamo verso la memoria di un reatino che non cessò mai di esserlo, nella gioia e nella sofferenza, fino all’ultimo gong.