UILScuola: “La ministra dell’Istruzione complica le disposizioni del DPCM. Scuola non è sede di discriminazioni”

“L’errore che non vorremmo fosse commesso è quello di considerare le scuole aperte solo per gli studenti disabili e inserirli in una categoria speciale estranea al lavoro della classe.

L’insegnante di sostegno svolge una funzione che non è rivolta al solo lavoro diretto con l’alunno disabile o comunque in difficoltà ma anche a quello di coordinamento con gli altri colleghi curricolari al fine di gestire eventuali situazioni problematiche che inevitabilmente si presentano quando in classe è inserito un soggetto disabile o con bisogni educativi speciali.

Immaginare una didattica in presenza, esclusivamente per gli alunni disabili o con bisogni educativi speciali o con disturbi dello spettro autistico rischia di riportare le condizioni delle scuola a quando c’erano le “classi speciali”, un passo indietro di 40 anni nel diritto all’inclusione scolastica. Gli alunni con disabilità devono essere dove ci sono i compagni, che non possono essere visti attraverso un monitor. L’integrazione ha questo per sua base essenziale: si fa in comunità di apprendimento ed in nessun altro modo. Le soluzioni prospettate dal Ministero dell’Istruzione creano enormi complicazioni sulla progettazione didattica: una per la disabilità, una per i gruppi in presenza, una per i gruppi da remoto, per cui ci sarà disintegrazione invece che integrazione.

Si lasci questa decisione alle deliberazioni delle scuole e si eviti di alzare barriere burocratiche. La professionalità dei docenti non può essere ridotta a mero atto declaratorio né all’assunzione di mille ruoli, a seconda delle necessità, tutti diversi da quello professionale. La scuola è luogo di inclusione, non di parcheggio e non può agire in sostituzione dei servizi assistenziali”.

(UILScuola)